ECONOMIA. Rapporto Eurisko Prometeia sul risparmio
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(da La Repubblica, GIOVEDÌ, 23 MARZO 2006, Pagina 44 – Economia)
Cresce il risparmio degli italiani “Ma non sanno dove investire“
Oltre i due terzi degli intervistati ha dichiarato di aver messo da parte nel corso dell´anno almeno uno stipendio mensile
“Le banche spendono cifre consistenti per la pubblicità dei mutui per la prima casa e non per promuovere nuovi prodotti finanziari“
Secondo il rapporto Eurisko Prometeia, una famiglia su due lascia tutti i soldi sul conto corrente
LUCA PAGNI
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MILANO – Nonostante il momento poco felice della congiuntura economica, gli italiani continuano a risparmiare. Ma dei soldi che mettono da parte non sanno bene cosa fare. E per la maggior parte restano alla larga dai prodotti finanziari più complessi. Per rifugiarsi nei libretti di risparmio. Per non dire di chi – quasi un italiano su due – ha deciso di lasciare tutto sul conto corrente senza nessun tipo di investimento.
È il quadro non certo brillante che emerge dall´annuale indagine Eurisko-Prometeia sui risparmi delle famiglie, frutto di oltre quattromila interviste personalizzate. Nel rapporto gli italiani si rivelano il solito popolo di formiche, confermandosi al primo posto della classifica europea del risparmio pro-capite: circa 7 famiglie su 10 anche nel 2005 sono riuscite a mettere via una quota del reddito in linea con gli anni passati, una cifra che si aggira attorno a uno stipendio mensile all´anno. Nel complesso, la quota media dichiarata è del 12,7%, così come nel 2004, mentre nel 2005 era stata del 12%. Negli ultimi dodici mesi, la tendenza al rialzo è comune a tutte le fasce del reddito, più alta per i redditi medio-bassi, che dal 9,3% dell´anno scorso sono saliti al 10,2% registrato in questo inizio di 2006.
Ma se il risparmio cresce, perché non è altrettanto vero per gli investimenti finanziari? «Il problema attuale – si legge nel rapporto – non sembra dunque essere l´esistenza o meno del risparmio ma la sua logica di gestione». Infatti, per la maggior parte delle famiglie (46%), i soldi risparmiati vengono lasciati sul conto corrente e un altro 13% si avventura, al massimo, nei libretti (bancari, postali, coop) e in soluzioni sul modello del Conto Arancio. Solo il 35% (quota di famiglie in calo dopo il 38% raggiunto sia nel 2004 che nel 2005) privilegia forme di finanziamento più coraggiose e strutturate, dai fondi di investimento ai titoli alle obbligazioni. E tra questi, i segnali di ripresa più significativi riguardano gli investimento in azioni e fondi comuni.
Il comportamento dell´investitore – segnala la ricerca – non dipende solo dall´eccessiva prudenza di chi – già deluso dal tramonto di Bot e Cct – è rimasto scottato negli anni passati dai vari crac finanziari (dalla Parmalat ai bond argentini) e dal crollo delle Borse. Fabrizio Fornezza, vicepresidente di Eurisko, sostiene che una parte di responsabilità va attribuita agli istituti di credito, incapaci o poco interessati ad attrarre nuovi clienti: «Basta vedere quanto le banche hanno speso in pubblicità per promuovere nuovi conti correnti o i mutui per le abitazioni e quanto, praticamente nulla, per i prodotti finanziari. Stanno portando il paese a sposare investimenti di breve periodo anche al di sotto del livello di inflazione. E questo non è un bene per la ricchezza complessiva degli italiani».
Nonostante questo, qualcosa si muove. Come spiega Chiara Fornasari di Prometeia: «Il risparmiatore non è più in fuga dagli investimenti, spaventato dal perdere soldi. Siamo in un periodo di attesa vigile: aspetta l´occasione buona o il prodotto giusto per un investimento di medio e lungo periodo. In altre parole, dalle interviste emerge come gli italiani siamo meno pessimisti e più attenti».
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