ECONOMIA Economia,crescita zero nel 2005 persi 100mila posti di lavoro

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(La Repubblica, GIOVEDÌ, 02 MARZO 2006,
Pagina 6 – Economia)

Economia, crescita zero nel 2005 persi centomila posti di lavoro

Fermi anche i consumi delle famiglie, deficit al 4,1%

Tremonti: sui conti pubblici la cura funziona. Ma peggiora il fabbisogno
La fotografia dell´Istat: variazione nulla del Pil contro l´1,1% del 2004

LUCIO CILLIS
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ROMA – Il motore del nostro Paese è fermo. Il Prodotto interno lordo nei dodici mesi del 2005 è rimasto incollato allo zero: 0,0% (era l´1,1% nel 2004). È il verdetto pronunciato ieri dall´Istat su un anno da dimenticare, con una crescita piatta per i consumi delle famiglie (la voce più pesante all´interno del Pil) e con l´occupazione che segna il meno per ciò che riguarda le unità di lavoro (-102mila) ed un risicato +0,2% per il numero di occupati, un risultato quest´ultimo ancora ufficioso che dovrà trovare la conferma dell´istituto di statistica.
Uno “zero“ che stride al confronto con il 3,5% di Pil negli Usa, il 3,4% della Spagna, l´1,8% della Gran Bretagna e dello 0,9% tedesco. L´unico dato sul quale è possibile tirare un breve sospiro di sollievo è relativo al rapporto deficit/Pil del 2005, volato in alto a quota 4,1%, ma non ai livelli previsti dal governo (il 4,3%). Rivisti al ribasso anche i rapporti tra indebitamento netto e Prodotto interno lordo degli anni precedenti: quello del 2004 dopo un balletto a 2,9% e l´ultimo ritocco a 3,2%, scende al 3,4%; stesso risultato raggiunto nel 2003 (dal precedente 3,2%) così come per il 2002 (da 2,7 a 2,9%) e 3,1% nel 2001. Ma per il ministro dell´Economia Giulio Tremonti, il dato relativo al deficit/Pil «è oggettivamente positivo e onestamente mi ha sorpreso». Questo, «vuol dire» ha aggiunto, «che la cura ha funzionato».
Praticamente scomparso anche il saldo primario: l´indebitamento al netto del pagamento degli interessi si è ridotto al lumicino, ed oggi è positivo solo per lo 0,5% del Pil. Una caduta iniziata nel 2001 da quota 3,2% e proseguita al 2,7% l´anno seguente, all´1,7% nel 2003 fino all´1,3% del 2004. Un´altra mazzata sui nostri conti è arrivata ieri nel tardo pomeriggio con l´aggiornamento relativo al fabbisogno dello Stato che sale a 7,3 miliardi di euro a febbraio. Il dato (provvisorio) va confrontato con quello da 5,6 miliardi registrato un anno fa. Secondo il ministero dell´Economia il “rosso“ del primo bimestre del 2006 si attesta a circa 10 miliardi contro i 4,5 miliardi dello stesso periodo del 2005. «Il maggior fabbisogno di febbraio 2006, rispetto a quello del 2005», spiega via XX Settembre, «sconta una spesa per interessi sui titoli di Stato superiore per 1.300 milioni, determinata anche da una diversa temporizzazione della scadenza delle cedole, e il venir meno degli incassi connessi all´operazione straordinaria di gestione degli attivi realizzata nel febbraio dello scorso anno pari a 1.400 milioni. Il saldo determinato dalle partite sopra esposte – conclude il ministero dell´Economia – risulta parzialmente compensato dal buon andamento dell´imposta sostitutiva sui guadagni di capitale».
In compenso il peso del Fisco è diminuito di un pelo, passando dal 40,6% del 2004 al 40,5% dello scorso anno. Il calo della pressione fiscale è dovuto principalmente alla fine dei condoni, visto che crollano del 77% le imposte in conto capitale che ne misurano tra l´altro il gettito. Le imposte dirette, al contrario, hanno invece segnato una tendenza al rialzo del 2%, così come quelle indirette sono cresciute del 3,3%.

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