Commercio equo: Un settore che non conosce crisi

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21 marzo 2006 10.3221/03/2006

COMMERCIO EQUO

Un settore che non conosce crisi

Con oltre 660 milioni di euro di fatturato annuo, il commercio equo e solidale in Europa ha incrementato il volume d`affari del 154% negli ultimi cinque anni. Lo dice il rapporto “Fair Trade in Europe 2005“

MILANO – Un settore che non conosce crisi. Con oltre 660 milioni di euro di fatturato annuo, il Commercio Equo e Solidale in Europa ha incrementato il volume d’affari del 154% negli ultimi cinque anni. Lo dice “Fair Trade in Europe 2005”, un rapporto finanziato dalla fondazione Heinrich Böll e voluto da quattro grandi sigle del Commercio Equo europeo (Flo-Fairtrade labelling organizations, Ifat-International fair trade association, News!-Network of European World Shops ed Efta-European Fair Trade Association), che fotografa un settore in pieno boom, capace di coinvolgere 79mila punti vendita (tra cui 57mila supermercati) e 2800 botteghe del mondo sparse in tutta Europa in cui lavorano oltre 100mila volontari dei 25 Paesi in cui è stata svolta l’indagine (i 23 stati dell’Ue in cui si trovano attività di Commercio Equo più Svizzera e Norvegia). Pubblicato a dicembre 2005 dal Fair Trade Advocacy Office di Bruxelles, il rapporto si basa sulle 75 risposte pervenute in seguito all’invio di 126 questionari recapitati ad importanti soggetti del Commercio Equo a livello europeo. Il lavoro arriva a quattro anni di distanza dal rapporto “Fair Trade in Europe 2001”.

La fotografia – “Il commercio equo sta entrando in una nuova era –si legge nell’introduzione del rapporto-. Con tassi di sviluppo superiori al 20% l’anno dall’inizio del 21.mo secolo, i prodotti del commercio equo hanno lasciato il mercato di nicchia e sono entrati in quello di massa. Questa ricerca dimostra il successo degli ultimi anni, ma pone anche alcune sfide per il futuro”. Nei 25 Paesi oggetto di ricerca circa 200 importatori hanno contribuito al mercato del Commercio equo, fornendo i canali tradizionali (Botteghe del mondo, chiese, gruppi di solidarietà, etc.), i canali commerciali, o entrambi. “Molte nuove imprese sono entrate nel mercato negli ultimi cinque anni e- escludendo poche rare eccezioni- protagonisti di più lungo corso hanno visto incrementare sostanzialmente il loro turnover negli ultimi anni”, si legge nel rapporto. La parte più significativa dell’aumento delle vendite è stata ottenuta con prodotti “marchiati”, in particolare caffé e banane. Oggi ci sono “enti certificatori”, che rilasciano ai prodotti le etichette che certificano il rispetto dei criteri del commercio equo in 15 nazioni europee, compresa la Spagna, arrivata da poco. Il valore complessivo dei prodotti venduti con le etichette del commercio equo in 14 paesi è di circa 597 milioni di euro. “Buona parte di questo progresso non sarebbe stata possibile senza un crescente numero di partner commerciali, coinvolti attraverso i protocolli di etichettatura del commercio equo. Alcuni di questi partner hanno investito massicciamente per portare il commercio equo nei supermarket delle loro nazioni e oggi il commercio equo ‘contrassegna’ prodotti che possono essere comprati in circa 55mila supermercati di tutta Europa, con un impatto imponente sul mercato”.

In Svizzera, per esempio, il 47% delle banane, il 28% dei fiori e il 9% dello zucchero sono oggi venduti con le etichette del commercio equo. E nel Regno Unito, un mercato che ha otto volte la popolazione della svizzera, i prodotti “etichettati” come commercio equo hanno raggiunto il 5% di quota di mercato nel tè, il 5,5% delle banane e il 20% del caffé macinato. “Molto del recente successo è inoltre dovuto all’aumento della collaborazione tra i diversi attori europei del Commercio Equo –dice il Rapporto-. Importatori, botteghe del mondo e organizzazioni che certificano i marchi hanno messo in piedi le loro reti internazionali, che a loro volta stanno cooperando intensamente a livello europeo e anche globale. La situazione del Commercio Equo in Europa cambia, con l’apertura di mercati del tutto nuovi (in particolare negli stati da poco entrati a far parte dell’Unione) fino a Paesi con mercati e organizzazioni molto maturi. La situazione, poi, cambia fortemente secondo gli aspetti che vengono presi in considerazione. Nonostante questo, gli attori del Commercio Equo hanno identificato le sfide più importanti come seguono: identificare ulteriori risorse di crescita proseguendo la professionalizzazione delle attività delle Botteghe del mondo, sviluppare un sistema di monitoraggio ben bilanciato al fine di guadagnare credibilità agli occhi del consumatore, trovare il giusto equilibrio tra le attività del business e della “mission”, per aprire spazi all’azione politica. (ar)

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COMMERCIO EQUO 10.3521/03/2006

Italia protagonista in Europa: è al terzo posto per le importazioni

Con le sue 500 botteghe del mondo e i 4000 supermercati in cui si trovano equo-solidali, il nostro Paese si è ritagliato un ruolo preminente

MILANO – Con le sue 500 botteghe del mondo e i 4000 supermercati in cui si trovano equo-solidali, l`Italia è tra i Paesi protagonisti del Commercio equo in Europa, confermandosi al terzo posto per valore delle importazioni (41,1milioni di euro l`anno). Dati e protagonisti del commercio equo all`italiana nel rapporto “Fair Trade in Europe“.

Protagonisti – Sin dagli inizi nel 1988, i pionieri di Ctm altromercato sono cresciuti diventando uno dei maggiori importatori di prodotti di commercio equo in Europa, e da tempo il più grande in Italia. Con circa 80 dipendenti, l’organizzazione importa regolarmente beni da 150 gruppi di produttori del sud del mondo e fornisce prodotti a circa 500 Botteghe del mondo e a circa 2mila altri clienti attraverso 500 supermercati. I prodotti di artigianato contano per circa il 15% del fatturato annuale. Nel 1998 la forma cooperativa originale è stata tramutata in un Consorzio di botteghe del mondo, di cui ora fanno parte 124 botteghe con 350 punti vendita sparsi nel Paese. “Ctm altromercato continua ad essere una delle organizzazioni più innovative di Commercio equo -si legge nel rapporto- recenti successi di mercato includono l’introduzione di prodotti di Commercio equo nelle mense scolastiche (la prima esperienza di “approvvigionamento equo” in Italia), il lancio della linea di cosmetici naturali “natyr” e l’introduzione di una linea di abbigliamento equo e solidale per bambini (Birbanda), fatta con cotone organico”. Il secondo maggior importatore italiano è Commercio alternativo, con base a Ferrara. I suoi 40 dipendenti creano più del 70% del loro giro d’affari attraverso prodotti fatti a mano venduti soprattutto a botteghe del mondo indipendenti. Roba dell’Altro mondo importa e distribuisce solo manufatti, provenienti soprattutto dall’Asia. Dal momento che si concentra su vestiti e affini, Roba dell’Altro mondo ha iniziato una enorme campagna su cotone e commercio internazionale, denominata “La via del cotone”. Tra le altre organizzazioni di un certo peso presenti in Italia ci sono alcuni membri di Ifat, come Equo Mercato, Liberomondo, Equoland o la cooperativa Chico Mendes. L’associazione Botteghe del mondo ha visto i suoi membri salire da 65 a 124 negli ultimi cinque anni con molte di queste associazioni locali o cooperative attive in più di un negozio. In totale rappresentano circa 300 punti vendita. L’associazione fornisce molti servizi per i suoi membri, tra cui la produzione e la distribuzione di materiale promozionale ed educativo, l’organizzazione di incontri e discussioni, la rappresentazione politica di alcuni negozi e l’organizzazione dell’annuale fiera “Tuttunaltracosa”. L’associazione Botteghe del mondo gioca un ruolo di primo piano in molte campagne nazionali ed è un membro attivo di Rete Lilliput, vasta coalizione di Ong antiglobalizzazione. L’organizzazione italiana di etichettatura di prodotti di commercio equo, Transfair Italy, ha alle spalle una coalizione di 20 organizzazioni-membro, la cui attitudine alla crescita e potere di mobilitazione hanno condotto con successo i prodotti a marchio nel mercato di massa, rendendoli disponibili in circa 2900 supermercati italiani. Nel 1999 è stato istituito un forum del commercio equo, diventato un’associazione nel 2003 con il nome di Agices (assemblea generale del commercio equo e solidale), che conta più di 100 membri in rappresentanza di 213 Botteghe del mondo e 10 importatori.

Mercato e opinione pubblica – Negli anni recenti il mercato del commercio equo in Italia ha continuato a crescere in modo significativo. Ctm altromercato ha sperimentato un aumento notevole del suo giro d’affari, cresciuto da 22,4 milioni a 34,3 milioni di euro nel giro di soli due anni. Commercio Alternativo e Roba dell’Altro Mondo hanno un fatturato rispettivamente di 4,8 e 0,9 milioni di euro. Sebbene il maggiore importatore, Ctm altromercato, si sia dissociato da Transfair Italia, anche il mercato dei prodotti a marchio ha avuto successo. Le vendite di prodotti “marchiati” rappresentano un valore netto al dettaglio di circa 20 milioni di euro. Dopo che i primi tre parlamenti regionali hanno approvato risoluzioni e testi legali riguardanti il commercio equo nel 1999, molti enti locali e regionali hanno seguito l’esempio. C’è anche un numero crescente di autorità pubbliche in città come Roma, Torino o Genova, che hanno iniziato a comprare prodotti del Commercio equo. Attraverso varie attività di pressione e contro l’aumento della consapevolezza dei consumatori, l’importanza del commercio equo ha iniziato ad acquisire riconoscibilità anche nell’arena politica. A dicembre 2004 qualche membro del Parlamento italiano si è coalizzato per creare l’”Associazione dei parlamentare per il Commercio Equo – Aies”. Questa associazione dovrebbe facilitare la partecipazione del movimento italiano di Commercio Equo nel lavoro legislativo delle commissioni e delle Camere del Parlamento italiano. La seconda settimana del Commercio Equo in Italia ha coinvolto 3mila punti vendita nell’ottobre 2005 ed è stata inaugurata con la proclamazione di Roma come prima città italiana del Commercio equo. Molti volti noti dello sport, dei media e del mondo culturale stanno supportando le attività del Commercio Equo. Molte delle organizzazioni coinvolte vedono il Commercio Equo solo come una parte di un progetto politico più ampio e investono una notevole quantità di tempo nell’integrare il Commercio Equo in una visione più ampia per l’intero settore non profit, compreso il tentativo di incorporare il concetto di Commercio Equo in diversi ambiti dell’economia sociale, dei movimenti cooperativi, delle associazioni e delle Ong. (ar)

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Italia protagonista in Europa: è al terzo posto per le importazioni

Con le sue 500 botteghe del mondo e i 4000 supermercati in cui si trovano equo-solidali, il nostro Paese si è ritagliato un ruolo preminente

MILANO – Con le sue 500 botteghe del mondo e i 4000 supermercati in cui si trovano equo-solidali, l`Italia è tra i Paesi protagonisti del Commercio equo in Europa, confermandosi al terzo posto per valore delle importazioni (41,1milioni di euro l`anno). Dati e protagonisti del commercio equo all`italiana nel rapporto “Fair Trade in Europe“.

Protagonisti – Sin dagli inizi nel 1988, i pionieri di Ctm altromercato sono cresciuti diventando uno dei maggiori importatori di prodotti di commercio equo in Europa, e da tempo il più grande in Italia. Con circa 80 dipendenti, l’organizzazione importa regolarmente beni da 150 gruppi di produttori del sud del mondo e fornisce prodotti a circa 500 Botteghe del mondo e a circa 2mila altri clienti attraverso 500 supermercati. I prodotti di artigianato contano per circa il 15% del fatturato annuale. Nel 1998 la forma cooperativa originale è stata tramutata in un Consorzio di botteghe del mondo, di cui ora fanno parte 124 botteghe con 350 punti vendita sparsi nel Paese. “Ctm altromercato continua ad essere una delle organizzazioni più innovative di Commercio equo -si legge nel rapporto- recenti successi di mercato includono l’introduzione di prodotti di Commercio equo nelle mense scolastiche (la prima esperienza di “approvvigionamento equo” in Italia), il lancio della linea di cosmetici naturali “natyr” e l’introduzione di una linea di abbigliamento equo e solidale per bambini (Birbanda), fatta con cotone organico”. Il secondo maggior importatore italiano è Commercio alternativo, con base a Ferrara. I suoi 40 dipendenti creano più del 70% del loro giro d’affari attraverso prodotti fatti a mano venduti soprattutto a botteghe del mondo indipendenti. Roba dell’Altro mondo importa e distribuisce solo manufatti, provenienti soprattutto dall’Asia. Dal momento che si concentra su vestiti e affini, Roba dell’Altro mondo ha iniziato una enorme campagna su cotone e commercio internazionale, denominata “La via del cotone”. Tra le altre organizzazioni di un certo peso presenti in Italia ci sono alcuni membri di Ifat, come Equo Mercato, Liberomondo, Equoland o la cooperativa Chico Mendes. L’associazione Botteghe del mondo ha visto i suoi membri salire da 65 a 124 negli ultimi cinque anni con molte di queste associazioni locali o cooperative attive in più di un negozio. In totale rappresentano circa 300 punti vendita. L’associazione fornisce molti servizi per i suoi membri, tra cui la produzione e la distribuzione di materiale promozionale ed educativo, l’organizzazione di incontri e discussioni, la rappresentazione politica di alcuni negozi e l’organizzazione dell’annuale fiera “Tuttunaltracosa”. L’associazione Botteghe del mondo gioca un ruolo di primo piano in molte campagne nazionali ed è un membro attivo di Rete Lilliput, vasta coalizione di Ong antiglobalizzazione. L’organizzazione italiana di etichettatura di prodotti di commercio equo, Transfair Italy, ha alle spalle una coalizione di 20 organizzazioni-membro, la cui attitudine alla crescita e potere di mobilitazione hanno condotto con successo i prodotti a marchio nel mercato di massa, rendendoli disponibili in circa 2900 supermercati italiani. Nel 1999 è stato istituito un forum del commercio equo, diventato un’associazione nel 2003 con il nome di Agices (assemblea generale del commercio equo e solidale), che conta più di 100 membri in rappresentanza di 213 Botteghe del mondo e 10 importatori.

Mercato e opinione pubblica – Negli anni recenti il mercato del commercio equo in Italia ha continuato a crescere in modo significativo. Ctm altromercato ha sperimentato un aumento notevole del suo giro d’affari, cresciuto da 22,4 milioni a 34,3 milioni di euro nel giro di soli due anni. Commercio Alternativo e Roba dell’Altro Mondo hanno un fatturato rispettivamente di 4,8 e 0,9 milioni di euro. Sebbene il maggiore importatore, Ctm altromercato, si sia dissociato da Transfair Italia, anche il mercato dei prodotti a marchio ha avuto successo. Le vendite di prodotti “marchiati” rappresentano un valore netto al dettaglio di circa 20 milioni di euro. Dopo che i primi tre parlamenti regionali hanno approvato risoluzioni e testi legali riguardanti il commercio equo nel 1999, molti enti locali e regionali hanno seguito l’esempio. C’è anche un numero crescente di autorità pubbliche in città come Roma, Torino o Genova, che hanno iniziato a comprare prodotti del Commercio equo. Attraverso varie attività di pressione e contro l’aumento della consapevolezza dei consumatori, l’importanza del commercio equo ha iniziato ad acquisire riconoscibilità anche nell’arena politica. A dicembre 2004 qualche membro del Parlamento italiano si è coalizzato per creare l’”Associazione dei parlamentare per il Commercio Equo – Aies”. Questa associazione dovrebbe facilitare la partecipazione del movimento italiano di Commercio Equo nel lavoro legislativo delle commissioni e delle Camere del Parlamento italiano. La seconda settimana del Commercio Equo in Italia ha coinvolto 3mila punti vendita nell’ottobre 2005 ed è stata inaugurata con la proclamazione di Roma come prima città italiana del Commercio equo. Molti volti noti dello sport, dei media e del mondo culturale stanno supportando le attività del Commercio Equo. Molte delle organizzazioni coinvolte vedono il Commercio Equo solo come una parte di un progetto politico più ampio e investono una notevole quantità di tempo nell’integrare il Commercio Equo in una visione più ampia per l’intero settore non profit, compreso il tentativo di incorporare il concetto di Commercio Equo in diversi ambiti dell’economia sociale, dei movimenti cooperativi, delle associazioni e delle Ong. (ar)

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