8 MARZO. Lavoro e diritti: le donne vanno indietro

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Uno studio dell`Eurispes

Donne che lavorano: l`Italia è ultima in Europa

Indietro sul lavoro, poco presenti nella vita pubblica e politica, discriminate da stereotipi sessisti: non se la passano bene, le donne italiane. Anzi, corrono un vero e proprio rischio di “involuzione culturale, sociale ed economica“. E` quanto sottolinea l`Eurispes in una ricerca sulla condizione femminile in Italia. Lo studio evidenzia in particolare come il tasso di occupazione femminile in Italia sia pari al 45,1%, il dato più basso dell’Unione a 15 (in Danimarca è al 72,8%, in Svezia al 71,6%, in Germania al 60,2%, in Francia al 57,8%, in Spagna al 48,4%). Il dato, sottolinea l`Eurispes, è significativo di quanto potenziale economico e produttivo il nostro Paese disperde a causa della bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Il 74,2% delle intervistate che lavorano ha un contratto subordinato a tempo indeterminato, l’11,8% a tempo determinato, mentre l’8,1% a partita I.V.A. e il 5,9% un contratto atipico. Come prevedibile, le non occupate sono soprattutto le giovanissime tra i 18 e i 24 anni (88,7%) e le ultrasessantacinquenni (96,4%). La tipologia di impiego vede la maggior parte delle donne lavoratici impegnate in un lavoro a tempo pieno e solo il 21,5% usufruisce di un part-time. Quest’ultimo è maggiormente utilizzato dalle donne tra i 35 e i 44 anni (31,9%) e residenti al Centro (48,5%).

I fattori ritenuti più importanti sul posto di lavoro sono per le donne i rapporti umani (60,2%) e la stabilità contrattuale (43%), ma anche il livello retributivo (32,8%). In misura minore vengono indicati la flessibilità degli orari e la vicinanza del luogo di lavoro (13,4%), la possibilità di fare carriera (10,8%) e la creatività (9,1%).

Il 42,5% dichiara di imparare spesso cose nuove nel proprio lavoro e per il 17,7% di esse questo accade sempre. Il capo è qualche volta un tiranno per il 21% delle lavoratrici, ma lo è spesso o sempre per quasi il 10% di esse. La possibilità di prendere decisioni importanti in maniera autonoma è una realtà solo per il 16,7% delle donne lavoratrici e non accade mai al 26,9% di esse. Se per il 47,8% delle donne le condizioni di lavoro non sono fisicamente pesanti, per il 31,2% capita che lo siano qualche volta, per il 13,4% spesso e per il 7,5% addirittura sempre. Le condizioni psicologiche rappresentano una componente pressante per il 30% delle lavoratrici. Oltre la metà delle donne (51,6%) non ridurrebbe il proprio orario di lavoro e ben 20,4% dichiarano di non poterselo permettere. Quasi una donna su tre (35.8%) non esclude la possibilità di ricorrere a raccomandazione per ottenere un posto di lavoro, mentre il 19,6% dichiara che se ne servirebbe sicuramente. Oltre la metà (61,8%) delle donne tra i 35-44 anni vede nella raccomandazione una strada praticabile, percentuale che scende nettamente tra le giovanissime (50,4%).

L`Eurispes ricorda che in tema di parità tra uomini e donne l’Italia si colloca al 45° posto della classifica stilata dal World Economic Forum, ben lontana da paesi come Canada (7°), Inghilterra (8°) o Germania (9°), e dietro Lettonia, Zimbabwe, Bangladesh o Malesia.

Nel terzo trimestre 2005 il numero delle donne in cerca di occupazione è diminuito del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2004, mentre è aumentato il numero degli inattivi (+294.000 unità, il 2% in più rispetto all’anno precedente). L’incremento dell’area dell’inattività è stato particolarmente spiccato al Sud (+3%), dove le inattive sono cresciute del 2,9% e le donne in cerca di occupazione sono diminuite dell’1,8%. Va tuttavia evidenziato come al Nord le donne in cerca di occupazione abbiano registrato un decremento ancor più significativo, pari a 10,9 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2004.

Contrariamente a quanto avvenuto al Centro, dove tra il 3° trimestre del 2004 e il 3° trimestre del 2005 il restringimento dell’area della disoccupazione (-0,3% per le donne) si è accompagnato ad un aumento dei livelli di partecipazione femminile al mercato del lavoro (il tasso di attività è cresciuto dello 0,5%) che ha portato il tasso di occupazione femminile al 50,8%, al Sud le donne hanno rinunciato a considerarsi forza lavoro e sono uscite dal mercato dell’offerta – il tasso di attività femminile è diminuito dell’1,5% – mentre il tasso di occupazione ha perso 1,4 punti percentuali, crollando ulteriormente al 29,3%.

(www.rassegna.it, 7 marzo 2006)

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