PENSIONI. Cresce la spesa in Europa, meno per l`Italia

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(da La Repubblica, MARTEDÌ, 14 FEBBRAIO 2006, Pagina 41 – Economia)

Ue: allarme pensioni ma non in Italia

“L´invecchiamento della popolazione dimezzerà la crescita del Pil“

Oggi all´Ecofin il rapporto della Commissione. La nostra spesa salirà di meno dopo le riforme passate

Nel 2004 bruciato in previdenza il 14,2% del Pil, ma poi gli altri Paesi ci sorpasseranno

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BRUXELLES – E´ l´Italia il paese europeo che ogni anno spende di più in pensioni. L´allarme è lanciato in un rapporto all´esame dei ministri delle Finanze dell´Ue che oggi si riuniranno a Bruxelles per il Consiglio Ecofin. Ma di necessità si fa virtù, e proprio perché il livello di spesa è così elevato le uscite del sistema previdenziale italiano nei prossimi cinquant´anni soffriranno meno per l´invecchiamento della popolazione rispetto alla maggioranza degli altri paesi dell´Unione europea. Un fenomeno, quello dell´invecchiamento, che costerà ai quindici vecchi stati dell´Ue una flessione del potenziale di crescita dello 0,5% entro il 2030 e dello 0,9% entro il 2050, abbassando sensibilmente il 2,2% annuo che dovrebbe reggere fino al 2010. Secondo lo studio l´invecchiamento della popolazione europea sarà contrastato «solo parzialmente» dall´immigrazione, con il risultato di un assottigliamento della forza lavoro del 16% entro il 2050. In cifre significa che le persone con un´età compresa tra i 15 e i 64 anni saranno 48 milioni in meno e quelle over 65 saranno 58 milioni in più. Con il risultato che a metà secolo saranno solo due le persone in età lavorativa per ogni anziano, la metà esatta del dato odierno.
Nel 2004 l´Italia ha bruciato in pensioni il 14,2% del Pil, nettamente al di sopra della media europea che si piazza intorno al 10%. Ma i suoi sforzi su questo fronte sono destinati ad aumentare in misura minore rispetto ai partner. Bruxelles prevede infatti un incremento della spesa pensionistica pari allo 0,8% del Pil entro il 2030, che dovrebbe ridursi allo 0,4% nel 2050. Bene rispetto alla media Ue destinata a crescere rispettivamente dell´1,3% e del 2,2%. Il record del taglio della spesa andrà però alla Polonia, che tra mezzo secolo l´avrà diminuita del 5,9%. Tra i paesi della zona euro a battere l´Italia sarà solo l´Austria, con una flessione delle uscite dell´1,2%. Il merito del contenimento italiano, spiegano gli esperti della Commissione guidata da Josè Manuel Barroso, è in parte dovuto alle riforme delle pensioni messe in campo da Roma, in particolare alla «grande riforma» messe a punto negli anni Novanta che hanno dato «un grosso contributo» al contenimento della spesa futura. Ma da tenere in considerazione c´è anche l´attuale livello di spesa: «Bisogna valutare la situazione italiana in rapporto al punto di partenza, quindi la situazione è stabile proprio perché parte da livelli elevati e si allinea verso l´alto», spiegano a Bruxelles.
Anche se uno specifico studio sull´impatto dell´invecchiamento sulla sostenibilità dei conti pubblici sarà pronto solo in autunno, già oggi l´Unione europea sottolinea l´importanza della riduzione del debito dei singoli paesi. «La riduzione del debito pubblico contribuisce alla sostenibilità della spesa sociale nel lungo periodo», si legge nel rapporto dell´Ecofin, che pur non citando alcun paese guarda anche all´Italia, oppressa dal secondo debito europeo e attualmente in crescita. Ma anche il livello dell´occupazione ricoprirà un ruolo fondamentale. A questo proposito l´Ue raccomanda di aumentare il numero delle persone con un lavoro – in particolare tra le donne e i lavoratori in età avanzata – e di gestire meglio l´immigrazione economica.
(a.d´a.)

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