LAVORO 191 morti in cantiere nel 2005. I dati dell`osservatorio Fillea

by redazione | 7 Febbraio 2006 0:00

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Costruzioni / I dati dell`osservatorio Fillea

191 morti nei cantieri nel 2005

Nel 2005 sono morte 191 persone nei cantieri edili italiani. La stima viene dall`osservatorio infortunistico del sindacato delle costruzioni, la Fillea Cgil. Ma purtroppo sono dati – ammette lo stesso sindacato – “sicuramente inferiori“ rispetto alla realtà, perché i lavoratori colpiti spesso sono “irregolari” e non vengono registrati né dall’anagrafe delle Casse Edili, né da quella dell’Inail. Gli infortuni denunciati dall’Inail e monitorati dalla Fillea sono dunque solo una parte di quelli che realmente accadono.

“Seppure rispetto al 2004 si è registrato un leggero calo, il numero delle vittime nei nostri cantieri nel 2005 – sottolinea il Segretario Generale della Fillea Cgil, Franco Martini, intervenendo al Congresso Nazionale della Fillea Cgil a Pesaro – rappresenta ancora un tributo troppo alto pagato dal settore allo sviluppo ed alla crescita. Non vogliamo alimentare la polemica sulla statistica, che parla di una diminuzione degli infortuni, chiaro risultato di una azione forte ed incessante delle forze impegnate su questo fronte, a partire dai sindacati. Quello che ci preoccupa è il fatto che le statistiche – aggiunge Martini – fotografano solo il lavoro ufficiale, regolare. La vastissima area del lavoro sommerso, fonte di gravi inadempienze ed evasione delle leggi e delle norme antinfortunistiche, nelle costruzioni arriva a punte del 50% e sfugge a qualsiasi controllo. Forse gli infortuni sono diminuiti – conclude Martini – ma è aumentata la loro gravità e il costo sociale, segno evidente di un imbarbarimento delle modalità e delle condizioni di lavoro. Per questo la tutela della sicurezza rimane uno degli argomenti principali per il quale la nostra categoria continuerà a battersi.”

Si muore di più al nord
La regione che registra il maggior numero di morti bianche è la Lombardia con 29 morti, seguita dal Lazio (20). Tutte le regioni italiane hanno avuto almeno una vittima nei cantieri edili nel 2005.

Una persona su cinque era immigrata
Su 191 vittime, 36 persone (il 19%) erano lavoratori stranieri. Un dato che rileva come sia cambiata la mappa di chi lavora nei cantieri edili italiani. E metà delle vittime venute a lavorare in Italia era molto giovane, tra 26 e 35 anni.

Le cause degli infortuni
La causa più frequente di infortuni resta la caduta dall’alto (41,88%). Le altre cause sono: travolto da gru, carrello elevatore o ruspa (25,13%), il crollo di una struttura (9,95%), colpito da materiali di lavoro (10,99%), folgorato (9,42%). Il restante 2,62% è rimasto vittima per altre cause.

I mesi più neri
Sono stati i mesi di settembre e ottobre quelli più “neri” per quanto riguarda la mortalità nei cantieri edili nel 2005. Anche giugno e luglio, i mesi estivi insomma, hanno registrato molti infortuni. E’ significativo che anche nel mese di agosto si siano verificati infortuni mortali, nonostante la pausa estiva dei lavori.

Lunedì e venerdì le giornate più a rischio
Gli infortuni accadono più frequentemente nel primo giorno di lavoro, la percentuale sul totale è di 11,4, per quanto riguarda quelli mortali si arriva al 12. Un dato, questo, indicatore dell’emersione del lavoro irregolare al momento dell’infortunio, particolarmente accentuato nelle microimprese. I giorni della settimana più a rischio sono il lunedì e il venerdì, molti sono gli infortuni che si verificano nei giorni festivi.

L`ora più pericolosa: prima di pranzo
Il 45,9% degli infortuni si verifica nella tarda mattinata, prima dell’interruzione per il pranzo.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle morti bianche ha riconfermato l’edilizia come uno dei settori più colpiti, con 330-350 morti l’anno. Le statistiche dell’Inail per l’anno 2004 hanno denunciato 104.918 infortuni e 286 casi mortali nel settore. Sempre l’Inail evidenzia una situazione peggiore nelle piccole e medie imprese; il rischio infortunistico risulta più alto rispetto alle aziende di dimensioni maggiori; anche la gravità degli infortuni è maggiore nelle microimprese, ben 4,9 denunce su 100 hanno avuto conseguenze di menomazioni permanenti. Il costo sociale degli infortuni sul lavoro è pari a 28 miliardi di euro e oltre 17 milioni di giornate lavorative perse, equivalenti a circa tre punti di Pil. In proporzione, per quanto riguarda il settore delle costruzioni il costo degli infortuni è almeno di circa 3 miliardi di euro, cifra sottostimata se si considera che gli infortuni in questo settore sono molto più gravi e quindi hanno un costo maggiore.

(www.rassegna.it, 7 febbraio 2006)

in allegato la tabella con gli infortuni mortali del 2005, suddivisi per regione

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