by redazione | 9 Febbraio 2006 0:00
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Così si moltiplicano i precari del pubblico impiego
Sono almeno 300 mila, con la legge 30 sono cresciuti. La Cgil ricostruisce la «mappa» con le cifre ufficiali
Lsu, interinali, cococò, a termine. La finanziaria 2006 taglia 90 mila posti: «risparmi» dirottati verso il secondo modulo fiscale, per offire benefici ai redditi più alti
MICHELE GENTILE*
Il tema del precariato è oggi al centro del dibattito sul lavoro: i contratti atipici e a termine non sono presenti in maniera massiccia solo nel settore privato, ma da anni dilagano anche nel pubblico. E non basta: in base agli stanziamenti in Finanziaria per il 2006, si può prevedere un taglio netto di decine di migliaia di posti – ben 90 mila solo quest`anno, fino a 120 mila considerando il prossimo triennio. Per ricostruire una «mappa» utilizziamo i dati ricavati dal Conto Annuale dello Stato. Dal rapporto, risulta che dal 2001 al 2003 le pubbliche amministrazioni hanno attivato circa 280 mila contratti flessibili (a termine, interinali, cfl, lsu) e impiegato circa 180 mila «lavoratori estranei all`amministrazione» (cococò). Si noti che 280 mila è il dato complessivo, per i singoli anni si parla (vedi paragrafo successivo) di circa 150 mila contratti, che sommati ai cococò danno appunto circa 300 mila precari. In particolare, nel triennio 2001-2003 si configurano in media 90 mila rapporti di lavoro a tempo determinato per ogni anno (rispettivamente 84.964 – 86.948 – 96.029); circa 5.500 contratti di formazione lavoro nel triennio (con una punta di 3 mila per il 2003); circa 21 mila interinali (rispettivamente 3.500 – 5.500 – 11.350); 162 mila lavoratori socialmente utili (rispettivamente 62 mila – 54 mila – 46 mila).
A questi numeri si debbono aggiungere per il biennio 2002-2003 circa 174 mila co.co.co. (76 mila per il 2002 e 98 mila per il 2003). La Corte dei Conti, nell`ultima relazione, ha accertato almeno 200 mila rapporti di collaborazione che violano le norme attuali (le leggi sul pubblico impiego legherebbero a forti vincoli l`utilizzo di queste tipologie). La legge 30 ha trasformato i cococò in lavori a progetto solo nel settore privato, mentre nel pubblico le collaborazioni coordinate e continuative sono rimaste immutate.
E` importante segnalare che tutti questi numeri sono approssimati per difetto almeno per due motivi: le modalità di rilevazione dei dati (mancano enti e alcuni utilizzano diverse tipologie di impiego); il fatto che il rapporto si ferma al 2003, mentre sia nel 2004 che nel 2005 si è ulteriormente allargato l`utilizzo del lavoro precario. Inoltre, stiamo escludendo dal computo la scuola e le forze armate.
Su questa enorme platea interviene per ultimo la Finanziaria per il 2006 che prevede che la spesa per il lavoro non a tempo indeterminato non possa crescere più del 60% della spesa analoga prevista per il 2003. Quali le conseguenze? Circa 90 mila persone non potranno più avere un misero, ma necessario, contratto a tempo determinato o una collaborazione rinnovata per il 2006. Sono 90 mila licenziamenti veri e propri, anche in considerazione del fatto che il blocco delle assunzioni ha portato a lavori precari, certo, ma stabili nel tempo, di lunga durata. Se nel 2004 il blocco delle assunzioni nelle amministrazioni centrali era «mitigato» dallo stanziamento di un fondo di circa 280 milioni di euro che permetteva l`assunzione di circa 9 mila unità di personale (suddivise in 85% al comparto Sicurezza e 15% alle altre amministrazioni), per gli anni successivi 2005, 2006 e 2007 il blocco delle assunzioni è rigidamente definito. Si stabilisce infatti che: 1) le amministrazioni locali possono assumere a tempo indeterminato solo nel limite massimo del 20-25% delle cessazioni. Ciò equivarrebbe, a fronte di un turn over annuale di circa 36 mila unità, alla possibilità di assumere circa 7 mila/9 mila unità; 2) le amministrazioni centrali hanno un fondo per le assunzioni di circa 120 milioni di euro per ogni anno, con il quale è possibile assumere più o meno 4.300/4.400 persone a fronte di un turn over di circa 25 mila; 3) infine la finanziaria stabilisce che per il triennio 2006-2008 la spesa per il personale deve essere uguale a quella del 2004 ridotta dell`1%.
E` legittimo, in conclusione, ipotizzare che alla fine del triennio venturo i lavoratori pubblici (scuola esclusa) saranno almeno 120 mila in meno. Bisogna sottolineare, infine, che i tagli occupazionali dell`ultima finanziaria e la previsione del taglio delle spese per il personale (2004 -1%) sono servite a finanziare il secondo modulo fiscale: gli alti e gli altissimi redditi hanno avuto benefici fiscali pagati da minori posti di lavoro e licenziamenti di precari.
* Responsabile Pubblica amministrazione Cgil nazionale
(Da www.precariarestanca.it)
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