ECONOMIA USA. Un «buco» da 726 miliardi

Loading

NULL

(Il manifesto 11 febbraio 2006)

Usa fuori mercato: un «buco» da 726 miliardi

Vola a 2 miliardi di dollari al giorno (1.200 miliardi di lire) il disavanzo commerciale che ha raggiunto il 5,8% del Pil. A banchettare è soprattutto la Cina: l`avanzo negli scambi con gli Usa ha superato i 200 miliardi

MAURIZIO GALVANI
Una situazione che non sarebbe accettabile in nessun paese. Gli Stati uniti presentano alla fine del 2005 il più gigantesco deficit commerciale di tutti tempi: 725.8 miliardi dollari, Nel 2004 il disavanzo era stato di «appena» 617.6 miliardi. In termini percentuali un peggioramento di circa il 18%, in soli dodici mesi. Né ci si può sorprendere che in un solo mese, a dicembre, sia arrivato a 65,68 miliardi di dollari (erano 64,69 miliardi, già «pesanti», a novembre). Non è un recordo mensile assoluto, ma non ci manca molto. A medio termine, l`andamento di questo gap difficilmente potrà invertirsi, anzi lo scenario si presenta tutt`altro che positivo. L`amministrazione di George W. Bush è «intrappolata»; non può diminuire il peso del deficit federale annuale – altrimenti dovrebbe tagliare per prima cosa, e massicciamente, le spese militari – né può suggerire ai suoi consumatori di calmierarsi. Il peso dei consumi negli Usa (i due terzi del prodotto interno lordo) rimane sempre consistente e fondamentale per garantire la crescita del Pil. Le ultime fluttuazioni del biglietto verde, alla fin fine, hanno favorito la speculazione. Una volta resi noti i dati, pubblicati dal Dipartimento al commercio, il dollaro si è indebolito ed è stato scambiato anche ad 1,20 euro. In giornata, però, la situazione dei cambi si è andata normalizzando e la moneta Usa ha recuperato, riducendo la differenza con quella europea a un 1,19 euro circa; quasi a conferma che Bush e il suo staff, ma anche la Fed, cercano di sostenere il dollaro. In primo luogo aumentando i tassi di interesse, per attirare capitali.

Viceversa, rispetto ai consumatori non verrà emesso nessun divieto. Statistiche e proiezioni continuano a sostenere che «gli appetiti» dei cittadini statunitensi non si bloccheranno e faranno salire il livello del gap commerciale. Tra i beni e i servizi, al primo posto delle preferenze figurano ancora il possesso di di una casa e di una bella macchina, anche se per quest`ultima si dovesse far fronte – come in effetti è stato – a un aumento dei costi per l`acquisto della gasoline e del petrolio. Tanto che non ci si scoraggia di fronte ad un deficit, nel 2005, maggiore del 31% rispetto al 2004, e non solo per il trend dei costi energetici. Tutte le voci per le importazioni sono comunque cresciute (beni, servizi, prodotti tecnologici ecc.) almeno di un buon 13% nell`anno appena conclusosi.

Gli Stati uniti rimangono «un gigante», eppure il loro peso sul mercato internazionale sta progressivamente diminuendo. Sia verso i partner tradizionali sia, anche, verso i più recenti. Ad esempio con il Canada (che fa parte del Nafta -trattato di libero scambio con Messico e Usa) il buco è stato, in un anno, di circa 66 miliardi di dollari. Oppure con l`Olanda: nel solo 2005 il gap con il paese dei tulipani è balzato a 11 miliardi di dollari.

Infine ci sono le solite «dolenti note»: Pechino, che detiene la maggior parte dei bond statunitensi, presenta un bilancio attivo di oltre 200 miliardi di dollari, un 24% in più di guadagno rispetto al 2004. Lo stesso buco, anche se in misura molto ridotta, gli Usa lo continuano ad avere con il Giappone (75,6 miliardi di dollari) e con i paesi dell`Unione europea (109,3 miliardi). I vantaggi invece – modesti – gli Stati uniti li riportano con l`Australia, Hongkong, Singapore ed Egitto.

In percentuale, il deficit (beni e servizi insieme) è cresciuto al 5,8% del prodotto interno lordo, mentre un anno fa era pur sempre elevato, ma al 5,3%. Statisticamente, il «buco» negli scambi degli Usa con l`estero equivale a oltre il 40% del Pil italiano.
economia

/wp-contents/uploads/doc/“>


Related Articles

“I nostri mariti sono morti di Stato” in piazza la rabbia delle vedove bianche

Loading

Corteo a Bologna: “Si sono suicidati perché non gli è stata data altra scelta” I nostri uomini non erano depressi, non erano pazzi, anzi erano lucidi e capivano che non c’era scampoMolte non sono qui, non ce la fanno ad apparire in pubblico. E poi il viaggio costa e non abbiamo soldi per vivereChi evade alla grande ha i soldi per buoni avvocati e se la cava, chi viveva al limite schianta sotto le multe 

In Patagonia. Ultima corsa sul treno della steppa

Loading

Come Chatwin.  Il convoglio sequestrato dai ricchi turisti texani, l’orgoglio di classe dei ferrovieri, il mate, la gente che guarda passare i vagoni. Lo scrittore cileno racconta il viaggio d’addio del mitico “Express” argentino a sud del 42° parallelo

La fionda del «comitato 33» contro il gigante di centrosinistra

Loading

Sussidiarietà / AUMENTANO LE TENSIONI TRA PD e SEL
Il referendum consultivo che sta facendo tremare il gigante dai piedi d’argilla – il Pd bolognese – è stato promosso da una decina di volontari riuniti nel «comitato 33», un nome ispirato dall’articolo della Costituzione che riconosce ai privati il diritto di istituire scuole «senza oneri per lo Stato».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment