AMBIENTE. I “sì“ ambientalisti alle grandi opere

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(La Repubblica, GIOVEDÌ, 23 FEBBRAIO 2006, Pagina 33 – Cronaca)

Le liste dei cantieri da aprire proposte da Legambiente e dai Verdi: “Basta dire sempre no“

Autostrade, metro e ferrovie i “sì“ ambientalisti alle grandi opere

Dopo anni di proteste, le aperture degli ecologisti

Dai rigassificatori alla Salerno-Reggio Calabria, ecco i lavori da far partire

Il pacchetto del Sole che ride prevede l´investimento di oltre 100 miliardi in 10 anni

ANTONIO CIANCIULLO
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ROMA – È nato il fronte del sì. Per decenni gli ambientalisti hanno giocato in difesa, tutti indietro a fare catenaccio per bloccare speculazioni edilizie, autostrade disegnate sulle mappe elettorali più che sui flussi di traffico, ciminiere super inquinanti. Ma ora, con l´economia stagnante e nessun modello tradizionale di ripresa all´orizzonte, c´è la possibilità di cambiare tattica lanciando un contrattacco: un piano di opere pubbliche a misura d´ambiente. Così, nel giro di pochi giorni, sono arrivate due proposte. La prima è quella lanciata dai Verdi. Più di 100 miliardi di euro in 10 anni per aprire i “cantieri utili“: ferrovie, autostrade del mare, metropolitane, tram, misure di protezione del territorio per limitare l´impatto delle frane e delle alluvioni.
La seconda, più provocatoria, è partita dalla Legambiente. «Siamo preoccupati perché percepiamo la tentazione di creare la rete dei comitati del no, una sorta di alleanza sanfedista per bloccare tutto: sarebbe un errore gravissimo per il nostro paese e per il movimento ambientalista. Un passo falso che ci porterebbe su una via diversa da quella imboccata dai maggiori paesi europei, dove si lanciano grandi progetti che rispondono a criteri rigorosi di efficienza e godono di ampio consenso», afferma Roberto Della Seta, presidente di Legambiente.
Nell´elenco delle opere che, secondo la Legambiente, vanno realizzate subito ci sono quelle su cui l´accordo è ampio, come l´ammodernamento della Salerno – Reggio Calabria, il raddoppio dell´Aurelia tra Civitavecchia e Livorno, il potenziamento delle ferrovie siciliane. Ma ci sono anche progetti che dividono. Quello sugli inceneritori con recupero di energia da costruire anche ad Acerra e a Roma. Quello sull´eolico, che oggi in Italia ha una potenza installata dieci volte inferiore a quella della Germania mentre dovrebbe triplicare in cinque anni. Quello sui rigassificatori, gli impianti che trasformano il metano liquido che arriva via mare in gas, in modo da saltare le forche caudine dei gasdotti che possono venire chiusi (la proposta è costruirne almeno 6). Quello sul potenziamento dei valichi del Brennero, del Sempione e del Gottardo, per spostare il traffico merci dall´asfalto ai binari. Quello sul corridoio 5, il progetto europeo per collegare Lisbona a Kiev, da realizzare senza il tunnel in Val di Susa e con particolare attenzione al miglioramento della mobilità urbana delle grandi città attraversate dall´opera.
Sono “sì“ che si tradurranno in un appoggio pieno del movimento ambientalista? «C´è un´ala del no a ogni costo e un´ala iper realista: noi stiamo in mezzo», risponde Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi. «I cantieri utili si apriranno, a patto di far circolare correttamente le informazioni, che vuol dire coinvolgere le comunità locali anziché cercare di espugnarle con la polizia. E a patto che siano utili dal punto di vista tecnico e scientifico, non solo da quello degli appalti. Noi siamo favorevoli alla realizzazione di qualche rigassificatore, purché la sicurezza sia rispettata in modo ferreo e purché si intervenga anche nel miglioramento dell´efficienza energetica delle case: una mossa che consentirebbe di risparmiare metà del gas e metà della spesa in bolletta. Infine gli inceneritori: lasciamo quelli già costruiti, ma per il resto è meglio investire su tecnologie più avanzate seguendo il principio “rifiuti zero“ scelto dal Comune di New York e da Jeremy Rifkin».
A difesa della linea «sì, ma» c´è anche il Wwf. «Sei rigassificatori sono troppi», obietta Gaetano Benedetto, responsabile delle relazioni istituzionali del Wwf. «Per noi è importante soprattutto cambiare la logica d´assieme del piano di infrastrutture. Oggi l´80 per cento degli spostamenti avviene nel raggio di 50 chilometri. E l´80 per cento dei finanziamenti va agli spostamenti su una distanza superiore ai 50 chilometri. Se continuiamo così domanda e offerta non s´incontreranno mai».
Sull´opposizione a oltranza ai cantieri è invece tradizionalmente schierata Italia Nostra. «Sulle opere pubbliche c´è stata una violenta offensiva del centrodestra e delle lobby dei grandi affari», sostiene il presidente dell´associazione, Carlo Ripa di Meana. «Anche il centrosinistra ha subito questi colpi oscillando vistosamente. Noi invece restiamo fermi nel contestare il dogma secondo il quale le opere pubbliche sono una verità assoluta e necessaria. Anche perché ci guardiamo attorno e vediamo che l´Italia sta sparendo sotto questo assalto». Ma anche Italia Nostra, esaminando l´elenco delle opere proposte dalla Legambiente, fa qualche apertura: ad esempio sui rigassificatori e sui termovalorizzatori. È il segno che, se si cominciasse a discutere prima di aprire i cantieri anziché dopo, molte opere utili si potrebbero fare.

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