INFORMAZIONE. Media, bugie e verità scomparse viste da Magris

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(dal Corriere della Sera, 21 gennaio 2006)

A Oviedo un convegno su «Bugie, media e verità scomparse

La realtà deformata vista da Magris e Grass

OVIEDO – Nell’epoca di Internet, di sistemi d’informazione sempre più globalizzati e accessibili a tutti, abbiamo la sensazione che la verità sia più confusa e opaca o che sia raggiungibile a posteriori, quando non è più utile alla comprensione degli eventi, soprattutto quando si tratta di eventi grandi e drammatici, come le guerre, le rivoluzioni, i grandi delitti e crimini della storia. «Nell’epoca della perfezione informatica sappiamo meno che ai tempi di Kipling di quanto succede realmente in Afghanistan o in Iraq», è l’osservazione di Claudio Magris che dà lo spunto al colloquio organizzato questa sera ad Oviedo in occasione del venticinquesimo anniversario del premio Príncipe de Asturias, prestigioso riconoscimento internazionale assegnato per la letteratura a Magris nel 2004, l’anno scorso a Giovanni Sartori, in passato a Indro Montanelli e Umberto Eco. Sul tema «Bugie, media e verità scomparse» discuterà con Magris lo scrittore tedesco Günther Grass. Con i due illustri ospiti, dialogheranno il saggista tedesco Ivan Nagel, l’inviata speciale di El Pais , Angeles Espinosa, e l’inviato speciale del Corriere della Sera , attualmente corrispondente da Parigi, Massimo Nava, autore del libro Vittime, storie di guerra sul fronte della pace (edito da Fazi), di cui Claudio Magris ha scritto la prefazione. «La presa diretta della realtà – osserva Magris – viene deformata dal sistema informativo che non la racconta, ma la spiega e commenta inserendola in un contesto d’interpretazioni e versioni prefabbricate per l’opinione pubblica, in cui la verità si diluisce, si scompone, si annacqua, quando non si capovolge».
Mentre molte delle intuizioni e profezie di McLuhan sembrano essersi avverate, mentre la rivoluzione di Internet mette in discussione il ruolo dei giornalisti e la funzione della stampa scritta, è sempre più drammaticamente attuale la riflessione sul modello informativo nelle moderne democrazie, sull’uso che ne possono fare governi, istituzioni e centri di potere e sulle reali possibilità di controllo e contrappeso da parte dell’opinione pubblica. I proclami via etere del terrorismo e la propaganda di guerra creano anche una distanza artificiale dal teatro del conflitto che sfugge sempre più al racconto, all’osservazione diretta e alle cause del conflitto stesso.
R.C.

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