IMMIGRAZIONE. Prodi: non chiuderemo i CPT

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(dal “Corriere della sera“, 20 gennaio 2006)

Pisanu: in aumento gli sbarchi. Maroni: flussi, sì a 170 mila arrivi

Prodi: «Non chiuderemo i Cpt: ma li cambieremo, ora simili a centri di detenzione

ROMA – Il tema del contrasto all’immigrazione clandestina irrompe nella campagna elettorale dei due poli che ora cercano di rassicurare l’opinione pubblica moderata. E, così, la prudenza del candidato premier Romano Prodi, che ha confermato in caso di vittoria la volontà del centrosinistra di mantenere aperti i Centri di permanenza temporanea, marcia di pari passo con la cautela del ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu (FI), che ora parla senza più reticenze di «pressione cresciuta», di «imminenti ondate di marocchini» e di «forte aumento degli sbarchi di clandestini sulle nostre coste».

ONDATE DAL MAROCCO – Prodi, che è stato incalzato su questo argomento da un ascoltatore di Radioanch’io , ha detto che i Cpt non si possono chiudere. E ha aggiunto, riferendosi alla legge Turco-Napolitano: «I Cpt li abbiamo fatti noi anche se con la gestione attuale si sono trasformati in luoghi con forti aspetti di detenzione». Per il professore, però, «dei luoghi in cui l’immigrato venga identificato in modo da poter distinguere quali sono i delinquenti dovranno essere istituiti. Ma questi Cpt sono andati molto al di là del loro ruolo e della loro funzione». Ieri, giornata in cui in Sicilia sono sbarcati altri 300 extracomunitari, il ministro dell’Interno ha convocato una conferenza stampa, insieme al vicepremier Gianfranco Fini e al vice presidente della commissione Ue Franco Frattini, e ha messo la mani avanti. Secondo Pisanu, «dopo i tragici fatti di Ceuta e Melilla, cospicui flussi di marocchini si sono spontaneamente riversati sulla Libia che ormai è diventata il collo d’imbuto di tutta l’immigrazione clandestina africana e mediorientale». Questi fenomeni, ha aggiunto Pisanu, sono destinati «a durare a molto a lungo». Il ministro, che due giorni fa ha incontrato Gheddafi, ha detto che la Libia «da sola non ce la fa, serve un nuovo progetto operativo bilaterale per il 2006». E tanto per essere chiari con Tripoli, Franco Frattini ha voluto annunciare nella sede del ministero dell’Interno che «l’Ue è pronta ad aprire un negoziato politico con la Libia» che apra la strada a un piano di «sostegno finanziario» per il Paese africano.

DECRETO FLUSSI – Anche il ministro del Welfare, Roberto Maroni (Lega), ha voluto rassicurare gli imprenditori e le famiglie che richiedono quote sempre maggiori di manodopera straniera: «Abbiamo approvato un decreto che aumenta di molto le quote che passano da 79.500 a 170.000 più altre 70.000 previste per i lavoratori neo comunitari». Trecentoquarantamila regolarizzazioni, ovvero in un solo anno la metà dell’ultima sanatoria varata nel 2002 dalla Cdl.

Dino Martirano

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LA NUOVA STRUTTURA
La coop rossa gestirà Gorizia, bufera a sinistra

La Lega delle cooperative: ora provvedimenti
La difesa: finché ci sono, meglio occuparcene noi

Il sindaco di Gradisca, Franco Tommasini, va dritto al cuore del problema, «tutta questa storia è una rogna, mi creda». Che sia «una rogna» lo intuisce anche il presidente della cooperativa «Minerva», Adriano Ruchini. Che però non si capacita delle critiche ricevute: «Io non capisco. Se decidono di abolire i Cpt ben venga ma finché esistono non è meglio che li gestiscano cooperative socialmente responsabili come la nostra?». Può darsi di sì, ma il problema è che la sua «Minerva», vincitrice dell’appalto per la gestione del Centro di permanenza temporanea di Gradisca (Gorizia), è iscritta alla Lega delle Cooperative. E alla Lega non è mai piaciuto che il suo nome fosse legato ai Cpt. Quantomeno non alla Lega delle Cooperative sociali del Friuli che il 21 ottobre scorso aveva perfino firmato un documento politico per esprimere la sua contrarietà ai Cpt e, soprattutto, per chiedere ai suoi iscritti di non partecipare agli appalti per aggiudicarsene la gestione. Richiesta inutile. Perché non soltanto la coop di Alessandro Ruchini ha partecipato e vinto ma alla gara d’appalto si sono presentati anche altri iscritti alla Lega delle coop rosse. Per esempio il Consorzio nazionale dei servizi.
L’imbarazzo e il disappunto, alla Lega coop sociali del Friuli è così palese che il suo presidente, Gian Luigi Bettoli, annuncia: alla prossima riunione «chiederò provvedimenti contro la Minerva» e contro «altri soggetti» che hanno partecipato al bando. «A noi sembra – dice Bettoli – che questo sia un boccone avvelenato, un modo per assicurarsi un presidio politico in un Cpt che nessuno vuole. Chiederemo alla direzione di lega coop regionale e nazionale un documento politico di condanna». Tutto questo mentre i movimenti anti-Cpt gridano allo scandalo, mentre Comune, Provincia e Regione ripetono che faranno di tutto per impedire l’apertura (ormai prossima) del Cpt di Gradisca e mentre il Tar esamina il loro ricorso (la sentenza è prevista per il 23 febbraio).
Ieri Il Manifesto ha dedicato un servizio a tutta pagina alla «coop rossa» che «va a gestire servizi» in una struttura «di detenzione per persone che non hanno commesso alcun tipo di reato e che da anni sono al centro delle lotte dei movimenti e delle reti antirazziste di tutto il Paese».
«Io in questa polemica non voglio entrare» replica il presidente della Minerva. L’iscrizione alla Lega? «Noi siamo indipendenti, non facciamo politica ma gestione. Per me far parte della Lega è un fatto associativo, non di appartenenza politica. Pensi che io sono un rappresentante della giunta dell’Unione industriale…». Ma perché iscriversi alla Lega delle coop rosse se non per appartenenza politica? «Per un accordo regionale fra l’Agci (Associazione generale delle coop italiane, ndr ) e la Lega della cooperative. Ma questo non ha importanza. Quello che conta è che siamo una cooperativa socialmente responsabile. La nostra è una sfida, faremo del Cpt di Gradisca un Centro diverso da tutti gli altri».
«Non esiste un modo per umanizzare un posto che non può essere umano» se la prende il consigliere regionale dei Verdi Alessandro Metz. Per lui è impossibile trasformare il caso Gradisca in un Centro che rappresenti lo spirito originario dei Cpt voluti dal centrosinistra. Proprio ieri Prodi ha ricordato che «i Cpt li abbiamo fatti noi», dettaglio che gli oppositori del Centro preferirebbero dimenticare ma che giustificano. «Quando la sinistra di governo decise di trasformare la caserma Polonio in Cpt aveva un senso farlo – dice il sindaco Tommasini – c’erano flussi migratori enormi dalla Slovenia. Adesso non c’è più ragione». L’appalto alla coop rossa? «Certo, sarebbe stato meglio che non fosse successo. Speriamo che il Centro non apra mai. Per scongiurarlo noi abbiamo perfino proposto di farne un nuovo carcere».
Giusi Fasano

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