ECONOMIA. La classifica Heritage Foundation-Wall Street Journal

by redazione | 5 Gennaio 2006 0:00

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(da “La Repubblica”, giovedì 5 gennaio 2006,pagina 35 – Economia)

Nell´aggiornamento della classifica Heritage Foundation-Wall Street Journal il nostro Paese scende di 19 gradini

Libertà economica, Italia a picco

Riforme mancate e caso banche ci trascinano al 42° posto

Pesano burocrazia e rigidità nel mercato del lavoro

ROBERTO PETRINI

ROMA – L´Italia precipita nella classifica mondiale della libertà economica. La nuova edizione dell´Index of economic freedom, messo a punto da «santuari» mondiali del libero mercato come la statunitense Heritage foundation e il Wall Street Journal (per l´Italia il partner è l´Istituto Bruno Leoni), certifica che il Belpaese è in caduta libera. Dalla ventitreesima posizione occupata nel 2004 è retrocesso di 19 posizioni al quarantaduesimo posto nel 2005, preceduto dalla Polonia e seguito da Trinidad ma anche dalla Francia che occupa la quarantaquattresima posizione. L´indice, alla sua dodicesima edizione, assegna un punteggio da uno (massimo della libertà economica) a cinque (minimo della libertà economica) per ciascun paese e considera variabili come le tariffe doganali, il peso fiscale, l´intervento del governo nell´economia, la regolazione dei mercati, il tasso di liberalizzazione del settore bancario, del mercato del lavoro e dei diritti di proprietà.In vetta alla classifica figurano, come lo scorso anno, le economie di Hong Kong e di Singapore. Sale il Lussemburgo mentre gli Stati Uniti di George W.Bush rientrano tra i primi dieci. Nella logica dei parametri economici tenuti in considerazione dall´Index of freedom anche la «flat tax», l´aliquota piatta e proporzionale in voga nei paesi dell´Est, è un propulsore nella classifica ed infatti la Romania che l´ha introdotta è stata premiata nella categoria «fisco» con un punteggio di 1,9 (molta libertà) contro il 3,3 (poca libertà) del precedente anno.Il giudizio sulla Penisola dei pensatoi liberisti internazionali è negativo. «L´elezione di Silvio Berlusconi – si legge nel commento alla valutazione sull´Italia – era sembrata dare una chance all´Italia per fare importanti riforme economiche, ma poco è stato fatto. L´imponente deficit pensionistico, le rigidità del mercato del lavoro e il peso della burocrazia rimangono problemi irrisolti, mentre i tagli fiscali a conti fatti sono stati minuscoli». L´indice generale di libertà economica infatti è peggiorato dal 2,28 del 2004 al 2,50 del 2005 (contenuto nel rapporto 2006 pubblicato ieri). Tanto per farsi un´idea la Germania ha 1,96 e Hong Kong 1,28.A fine legislatura il rapporto offre anche la possibilità di verificare le politiche della maggioranza della Casa delle libertà, che è andata al governo con un programma ispirato al liberismo. Il voto sulla pressione fiscale è pari a 4 punti, uno dei più alti del mondo: inferiore alla Francia che ha 4,1 punti ma ben superiore alla Germania che segna quota 3,1 punti. Va segnalato comunque che le due operazioni di riduzione fiscale nel corso della legislatura hanno consentito di limare, seppur di poco, la pressione: nel 2004 il punteggio era 4,3.Pesante anche la situazione della liberalizzazione dei mercati bancari e finanziari, ancora piuttosto chiusi all´intervento straniero (come ha dimostrato la vicenda-Fazio) e spesso oggetto di «cartelli»: nel 2005 il voto è 3 (nel 2004 era 2). Se si guarda Hong Kong o gli Stati Uniti si scopre che il voto è assai migliore: pari a 1, sinonimo di massima libertà economica. Moto ingessati anche i meccanismi di mercato, dalla disciplina dei servizi di pubblica utilità a quella giuridica delle imprese: il voto è 3, stabile rispetto allo scorso anno ma molto più alto rispetto alla top ten dei paesi più liberi tutti con voti tra 1 e 2.

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