ECONOMIA. In 2 anni il divario di reddito tra loro è salito del 60%

Loading

NULL


(da “La Repubblica”, MERCOLEDÌ, 18 GENNAIO 2006 Pagina 15 – Economia

Autonomi più ricchi, dipendenti più poveri

Bankitalia: in due anni il divario di reddito tra loro è salito del 60 per cento

Indagine sul tenore di vita delle famiglie italiane nel 2004. I guadagni medi reali sono cresciuti del 2%
Giù il potere di acquisto di operai, impiegati e dirigenti. Per il popolo delle partite Iva l´11,7% in più in termini reali. Per liberi professionisti e imprenditori più 19,2
Il reddito medio familiare netto è di 29.483 euro, ma quello dei lavoratori indipendenti supera quello degli stipendiati di oltre 15 mila euro. Nel 2002 lo scarto era molto minore: 9.700 euro

LUISA GRION
________________________________________
ROMA – In teoria stiamo tutti un po´ meglio. In pratica sta molto meglio chi ha un lavoro autonomo e piuttosto peggio chi lavora come dipendente: la sua capacità d´acquisto – negli ultimi anni – si è ridotta nonostante alla fine della settimana si sia spesso trovato a lavorare qualche ora in più.
Nel 2004 nelle circa 22 milioni di famiglie italiane si viveva con meno di 30 mila euro l´anno, più o meno 2.500 euro al mese. Le cose rispetto ai due anni precedenti, sembravano andare meglio: il reddito reale, confrontato con quello del 2002, è salito del 2 per cento. Ma uscendo dai valori medi e andando a scavare nel «pollo di Trilussa» la realtà del periodo risulta ben diversa: a fronte di un deciso arricchimento delle entrate dei lavoratori autonomi si misura una perdita secca del potere d´acquisto dei dipendenti.
La spietata analisi arriva dall´indagine della Banca d´Italia sui bilanci delle famiglie italiane nell´anno 2004 (un supplemento al bollettino statistico). Rispetto al quadro precedente (fotografato al 2002) il gap fra autonomi e dipendenti è esploso: i primi hanno visto aumentare il loro potere d´acquisto dell´11,7 per cento, i secondi lo hanno visto scendere del 2,1. Se fra la famiglia che lavora in proprio e quella che sta a busta paga, nel 2002, vi era una differenza di reddito annuo di 9.700 euro, nel 2004 il gap è lievitato a 15.482 euro: un divario in crescita del 60 per cento circa.
L´arrivo dell´euro, dunque, ha in qualche modo modificato il concetto delle due Italie: se – in termini di benessere – prima a fare la differenza era soprattutto il fattore geografico (Nord e Sud) ora lo stacco si misura sulla qualità del lavoro. Il legame con il territorio quindi conta meno: nel periodo in questione – anzi – il reddito delle famiglie è aumentato al Centro ( dell´8,5 per cento) e al Sud ( del 2) ma è diminuito al Nord (dell´1,7 per cento). Ora perde chi «non fa da sé»: che si tratti di dirigente (categoria che ha visto addirittura diminuire il reddito familiare) o di operaio, il dipendente fa i conti con un peggioramento della qualità della vita. Nonostante, rispetto a prima, lavori di più (fra 2002 e 2004, per i dipendenti si è passati dalle 37,7 alle 38,1 ore settimanali ).
In generale, fa notare la Banca d´Italia, per vivere la famiglia italiana consuma il 75 per cento del suo reddito. Nella lista della conta sempre di più la voce abitazione: tra il 1995 e il 2004 il valore al metro quadrato delle abitazioni di residenza delle famiglie italiane è salito del 76 per cento in termini nominali e del 38 in termini reali. In due anni gli affitti sono aumentati in media del 10 per cento.
Ci si indebita un po´ di più : le famiglie con «rate» da versare sono il 24,6 (in lieve crescita rispetto al 22,1 del 2002) e chi investe non vuole rischi (il 50 per cento delle famiglie si dichiara «molto avversa»). Nel portafoglio calano sia le azioni che i titoli di Stato, ma aumentano i depositi postali. E aumentata invece del 22 per cento (in termini nominali) la ricchezza familiare (preponderanti diventano gli immobili), anche se va detto che qui la concentrazione è superiore rispetto al reddito: il 10 per cento delle famiglie italiane possiede il 43 per cento dell´intera ricchezza nazionale.
Ma come sono composte, alla fine, queste famiglie? Sempre più piccole e più vecchie. Ormai il 25 per cento dei nuclei è formato da single (soprattutto donne anziane). Ma anche dove i figli ci sono la famosa «quota 4» (padre, madre, due bambini) sembra un lusso da spot pubblicitario: a casa del signor Rossi in media si è in 2,58. Anche qui conta poco la distinzione geografica: si va dal 2,87 del Sud al 2,43 del Centro e 2,44 del Nord.

**********+
il testo integrale dell`indagine è scaricabile da: http://www.bancaditalia.it/hw_tmp_name_0x00043df1_0x00043de6;internal&action=lastLevel.action

/wp-contents/uploads/doc/“>


Related Articles

Québec, studenti in lotta per l’aumento delle tasse

Loading

Montréal brà»le-t-elle?, «Montréal brucia?», era il titolo, qualche anno fa, di una raccolta di poesie della scrittrice quebecchese Hélène Monette.

Quei cogenitori senza diritti La Francia pensa a una legge

Loading

«Così si risolvono i conflitti delle famiglie allargate»

Donne, nasce il movimento «Siamo la nuova società »

Loading

 Siena, slogan e progetti. Bongiorno: class action contro la politica

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment