ABORTO. Per la commissione d´indagine la legge 194 non va cambiata

by redazione | 25 Gennaio 2006 0:00

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(da “La Repubblica” mercoledì 25 gennaio 2006, Pagina 26 – Cronaca)

IL RAPPORTO

“Aborto, la legge 194 non va cambiata“

. Ma è polemica

I problemi nei consultori del Meridione e la carenza di fondi

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ROMA – La legge sull´aborto non si cambia, ma i problemi esistono, soprattutto nei consultori. Sono troppo pochi al sud e manca un sistema a rete, che operi nella prevenzione. Il documento finale della indagine conoscitiva sulla legge 194, nero su bianco, pronto per la votazione finale prevista per giovedì prossimo, punta il dito su una manciata di questioni da risolvere, ma la legge, si afferma, è valida.
Presentata dal presidente Giuseppe Palumbo (Fi), la relazione chiede il miglioramento della qualità dei servizi dei consultori soprattutto per l´aspetto della prevenzione a tutto campo.
«L´Udc è riuscito ad ottenere un´indagine conoscitiva che ha confermato in larga parte i dubbi sulla cattiva applicazione della legge», ha affermato Luca Volontè, capogruppo udc alla Camera dei Deputati. «Il documento che verrà votato giovedì confermerà le nostre preoccupazioni, che spero siano di tutti: evitare il numero alto di aborti e tutelare la vita e la salute delle donne». Ma l´opposizione, che si era opposta da subito all´indagine, è di tutt´altro parere e ritiene la relazione conclusiva «un vero e proprio boomerang nei confronti di chi l´ha proposta», come hanno spiegato Marida Bolognesi e Katia Zanotti, deputate diessine, entrambe membri della Commissione Affari sociali della Camera.
«Si conferma infatti che la 194 è una buona legge – ribadiscono le parlamentari – che funziona e che i consultori non sono un abortificio, ma una rete essenziale di assistenza e prevenzione che va potenziata sulla salute delle donne, sull´aiuto alle giovani e alle immigrate».
Queste in sintesi le conclusioni del rapporto. Il rilancio dei consultori è legato alle risorse finanziarie aggiuntive necessarie, anche per raggiungere l´obiettivo, ancora fallito di un consultorio ogni 20 mila abitanti, non raggiunto al sud dove la media è di 0,64. Nel documento si ricorda poi il suggerimento di fare dei consultori una sorta di «filtro obbligatorio» rendendo necessaria in ogni caso la prenotazione dell´intervento attraverso questa struttura.
Il «punto fermo» viene indicato nella collaborazione «a rete», in particolare con i medici di famiglia. «Nel rispetto del pluralismo culturale – si legge ancora nel documento – deve svolgere un ruolo di ausilio nell´ambito della rete dei servizi a tutela della maternità responsabile». Per fare questo si propone di definire «in sede di convenzione» i compiti affidati alle associazioni di volontariato «per assicurare che la scelta della donna avvenga in piena autonomia e nella piena consapevolezza di tutti gli strumenti previsti dall´ordinamento».

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