Wto. Sindacati e Ong bocciano l`«accordino» di Hong Kong

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Wto. Sindacati e Ong bocciano l`«accordino» di Hong Kong

D.O.

Un accordo in extremis, tanto per non dare l`immagine che il carrozzone si è fermato. Ma che non piace a sindacati e Ong. La soluzione uscita dal vertice di Hong Kong dell`Organizzazione mondiale del commercio (Wto) si concentra quasi esclusivamente sugli aiuti all’export e sui dazi. E prevede l`impegno, da parte dei paesi ricchi, a eliminare i sussidi alle esportazioni agricole entro il 2013 e ad accelerare i tagli alle altre forme di sovvenzioni.
Già nel 2006, inoltre, saranno aboliti tutti i sussidi all’esportazione del cotone: una concessione fatta dagli Usa, principali produttori tra i paesi sviluppati, a favore dei paesi del terzo mondo.

Sebbene il direttore generale del Wto, Pascal Lamy, si sia dichiarato ottimista, sottolineando che il ciclo di negoziati avviato a Doha nel 2001 «è di nuovo sui binari previsti», anche se «rimane ancora il 40% del cammino da compiere», è chiaro a tutti che il principale risultato del vertice cinese è stato di evitare il fallimento completo.

Secondo la CISL Internazionale (ICFTU) e la rete europea di ONG Solidar, a Hong Kong è stato raggiunto un accordo «debole», che «rappresenta un altro colpo all’occupazione e allo sviluppo sostenibile e ignora la necessità e l’urgenza di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori». «Lo hanno fatto ancora una volta – dichiara Guy Ryder, segretario generale della CISL Internazionale -. Nonostante un’unità senza precedenti dei paesi in via di sviluppo, nonostante i milioni di persone che hanno chiesto giustizia nel commercio, nonostante la recente crisi mondiale nel settore tessile, i paesi industrializzati hanno manipolato il percorso verso un accordo che tradisce lo sviluppo e che ancora una volta non affronta la questione del lavoro con dignità e diritti».

Secondo Ryder, «i membri del WTO sembrano decisi a fare del WTO una organizzazione ancora più impopolare di quanto già non sia. Questo accordo non fa nulla per far scomparire la paura della gente verso la globalizzazione o l’immagine del WTO come un club dei ricchi e dei potenti. Continuando ad ignorare le voci della società civile, il WTO sta mettendo a rischio il sistema multilaterale del commercio». Per il sindacato, sebbene i paesi in via di sviluppo abbiano approvato questo testo, le sue conseguenze saranno pesanti. «Questi paesi, infatti, saranno messi sotto estrema pressione per aprire i loro servizi pubblici alle devastanti conseguenze del libero mercato, considerando il “vaso di Pandora” cui ha dato via libera il testo concordato per il negoziato GATS». «Possiamo aver perso questa battaglia – conclude Ryder – però non abbiamo perso la guerra. Sindacati e ONG continueranno a chiedere un sistema multilaterale del commercio mondiale con una dimensione sociale e del lavoro e che sia connesso e coerente con le altre istituzioni globali, come le Nazioni Unite a la Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL)».

Giampiero Alhadeff, segretario generale di Solidar, ha commentato: «Qualsiasi aspettativa che il negoziato avviato a Doha avesse come scopo mettere fine alla povertà è andata ad infrangersi ad Hong Kong. La data finale del 2013 per porre fine ai sussidi agricoli è una piccola consolazione per i paesi in via di sviluppo i cui lavoratori saranno vittime della disoccupazione di massa, che risulterà inevitabilmente dall’accordo NAMA che si è appena raggiunto sui prodotti industriali. Per molti anni siamo stati testimoni del disastro portato nella vita delle persone dalla liberalizzazione indiscriminata. Pensiamo ad esempio alla crisi di quest’anno del settore tessile. Ma la nostra richiesta saggia e di buon senso per la valutazione preventiva dell’impatto sul lavoro e per il rispetto dei diritti dei lavoratori ha trovato orecchie sorde. L’accordo sul cotone non appare credibile. La macchina dei mezzi di comunicazione statunitense dichiarerà che gli Stati Uniti hanno fatto grandi concessioni, però la realtà è che i mezzi di sostentamento per milioni di persone in Africa restano ancora in pericolo. Anche il pacchetto di aiuti per il commercio è un’illusione. Dei 2 miliardi di euro che l’Unione Europea ha promesso, solo 250 milioni rappresentano danaro fresco (rispetto ad impegni precedenti). E’ stato un fallimento, andiamo nella direzione sbagliata. Fintanto che il WTO non comincerà a mettere le persone al primo posto, la globalizzazione non ci darà il mondo che vogliamo, con un lavoro dignitoso e una vita dignitosa per tutti».

(www.rassegna.it, 20 dicembre 2005)

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