Wto: nuovo vertice, vecchi problemi. La conferenza a Hong Kong dal 13

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Hong Kong / La sesta conferenza ministeriale dal 13 al 18

Wto: nuovo vertice, vecchi problemi

di Antonio Giacche`

Ennesima via crucis per il commercio internazionale. Si tiene a Hong Kong, dal 13 al 18 dicembre, la sesta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Ma le inquietudini sul suo successo crescono di pari passo con le difficoltà riscontrate nei molti incontri preparatori. Ricordato che la Conferenza ministeriale (biennale) è il maggior organo decisionale del Wto, quella di Hong Kong rappresenta un momento particolare per il progresso dei negoziati avviati quattro anni fa dal cosiddetto “Ciclo di Doha” su un insieme di aree strategiche (dall’agricoltura ai prodotti non agricoli, servizi inclusi). I suoi obiettivi, da completarsi entro il 2006, erano quelli d’un accordo mondiale per ridurre sbarramenti doganali e sovvenzioni ai diversi tipi di prodotti, ma anche e soprattutto per rilanciare lo sviluppo e la lotta alla povertà.

Nei fatti, la dimensione “sviluppo” è andata progressivamente sparendo dall’agenda dei negoziati successivi, alimentando la sfiducia crescente del Sud del mondo. Il fallimento dell’ultima conferenza Wto a Cancun, nel 2003, se causato in ultima analisi da disaccordi in materia di agricoltura, ha fatto capire infatti come le virtù d’un commercio internazionale pienamente liberalizzato siano sottoposte a forti critiche non solo da parte dei paesi più poveri ma anche all’interno di quelli industrializzati, e come una rivalutazione sostanziale della logica Wto, in coerenza con le priorità dello sviluppo e della lotta alla povertà, venga richiesta da un numero crescente di attori.

Ridare fiducia alla capacità del sistema multilaterale di assicurare uno sviluppo equilibrato, nel rispetto della giustizia sociale, è dunque la sfida più grande che si pone ai 148 paesi aderenti al Wto riuniti a Hong Kong. Si tratta – evidentemente – d’una sfida tutt’altro che facile, tenendo conto sia delle questioni aperte, che delle posizioni anche conflittuali tra i diversi blocchi – la distinzione semplificata tra paesi ricchi e in via di sviluppo va ad esempio differenziata, per l’agricoltura, in quella tra Ue, Usa, paesi esportatori ricchi del gruppo di “Cairns”, paesi emergenti del cosiddetto G20 e, infine, i paesi importatori agricoli netti.

I maggiori punti di contrasto
In estrema sintesi si può dire che i paesi sviluppati si mostrano riluttanti a ridurre i propri meccanismi di tariffe agricole (a protezione dei loro principali prodotti), con il pretesto che analoghe concessioni non vengono fatte dai paesi in via di sviluppo per l’industria e i servizi. Il Sud del mondo rifiuta per parte sua di fare queste concessioni in assenza d’un impegno chiaro dei paesi ricchi.

Una tale semplificazione non rende peraltro giustizia alle posizioni, ben più differenziate, esistenti nei due campi e allo sforzo richiesto – particolarmente all’Ue che, con la sua iniziativa “Tutto salvo le armi”, ha già fornito un esempio importante d’apertura dei mercati – perché
i negoziati commerciali siano affrontati assieme alle grandi questioni della cooperazione. Da non sottovalutare, poi, l’impegno preso dal nuovo direttore generale del Wto, Pascal Lamy, affinché l’organizzazione assuma “un volto umano e democratico”. Con questo obiettivo, ad esempio, Lamy ha coinvolto nei lavori del Wto sia l’Oil che le grandi agenzie mondiali per lo sviluppo.

E il sindacato?
Da tempo impegnato attraverso il raggruppamento Global Union – coordinato dalla Cisl internazionale e dalle principali confederazioni, la Cmt e la Ces, il movimento sindacale ha raccolto in un recente documento le proprie proposte per i negoziatori di Hong Kong. Al centro delle richieste – simbolicamente rilanciate assieme alle principali Ong per lo sviluppo davanti alla sede del Consiglio dell’Ue – sta la riaffermazione dell’agenda di Doha per lo sviluppo e l’inclusione di principi basilari come “il lavoro decente” lanciato dall’Oil quali priorità della sesta Conferenza ministeriale. È in questa logica che il sindacato interviene nei principali dossier negoziali per Hong Kong, formulando proposte specifiche sia in materia d’agricoltura, d’accesso ai mercati non agricoli (Amna), d’accordo sul commercio dei servizi (Agcs) nel rispetto della difesa di quelli pubblici e universali, ma anche di assistenza tecnica e di diritti di proprietà intellettuale, per consentire ai paesi in via di sviluppo l’accesso ai farmaci a prezzi accessibili.

(da www.rassegna.it, 12 dicembre 2005)

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