Il nuovo balzo della economia cinese: superata l’Italia

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(dal “Corriere della Sera” 21 dicembre 2005)

Pechino rivede al rialzo i dati sul Prodotto interno lordo del 2004 e annuncia: siamo la sesta potenza economica al mondo

Il nuovo balzo della Cina: superata l’Italia

Il Paese si scopre più ricco di 280 miliardi di dollari: ora vogliamo battere Londra e Parigi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO – La scala dei valori nell’economia globale è stata sovvertita ieri mattina quando la Cina ha annunciato di avere superato l`Italia e di essere diventata la sesta potenza al mondo. Un botto che era nell`aria e che non resterà isolato. Le sorprese non sono finite. Se il cammino proseguirà con la stessa intensità manifestata nell`ultimo decennio – proprio nulla per ora fa pensare a una brusca frenata – l`Impero di Mezzo insidierà presto Inghilterra e Francia.
La classifica dell’economia internazionale viene terremotata grazie a una revisione delle statistiche del 2004 che assegnano alla Cina il 16,8 per cento in più nel volume complessivo del prodotto interno lordo. Il Pil si assesta su un cifra vicina ai duemila miliardi di dollari, 1.931 miliardi di valuta Usa anziché 1.653. Dati che erano comparsi nelle proiezioni delle maggiori istituzioni finanziarie occidentali e del Fondo monetario ma che adesso sono qualcosa di concreto.
La nuova fotografia del Paese, alla quale hanno contribuito 13 milioni di rilevatori e di ricercatori, è fondata su numeri accurati e rende superate oltre che inadeguate alcune vecchie considerazioni. La Cina non è più soltanto «l`officina manifatturiera» del pianeta che sforna beni di basso costo e di bassa qualità ma è una economia nella quale i servizi e l`innovazione tecnologica, i cui finanziamenti pubblici sono raddoppiati, giocano da tre o quattro anni un ruolo di forte traino nel processo di formazione della ricchezza.
Nei giorni scorsi l`Ocse aveva avvertito che la Repubblica popolare ha superato gli Stati Uniti nel primato delle esportazioni di hi-tech, 180 miliardi di dollari contro 149. Ora l`ufficio cinese delle statistiche rettifica la composizione del suo prodotto interno lordo e, suddividendola per settori, attribuisce al terziario (telecomunicazioni, trasporti, immobili e vendite all`ingrosso) l`accelerazione più importante. Esso contribuisce per il 40,7 per cento (e non più per il 31,9) alla crescita dell`economia. Calano invece le fette di Pil del settore secondario (l`industria di trasformazione) che passa dal 52,9 per cento al 46,2 e del settore primario (agricoltura) che copre il 13,1 per cento della torta.
I dati sono importanti perché questa volta raccolti ed elaborati secondo una metodologia scientifica rigorosa ma hanno una chiave di lettura complessa che va ben oltre il loro impatto emozionale.
Principalmente essi non devono essere scambiati per l`affermazione di un diffuso stato di benessere nella società cinese che, anzi, è ancora una meta lontana. Vanno presi piuttosto come l`indicazione che il miracolo si è consolidato e che dopo essersi avviato in condizioni di dumping sociale e ambientale – in assenza cioè di norme a tutela del lavoro e delle condizioni in cui si svolge così da abbattere i costi di produzione – tende ora ad uscire dalle aree tradizionali non protette dell`industria e ad affermarsi nelle aree a maggiore contenuto di capitale, di fantasia e di tecnologia. Un miracolo che, per tali motivi, stimola il club dei Paesi più ricchi sia alla sfida sulla innovazione sia alla cooperazione e allo scambio considerando le rispettive sfere di specializzazione e di convenienza.
Le cifre che danno le dimensioni della sesta potenza economica mondiale nascondono due realtà in forte contrapposizione. La prima è quella che consegna l`immagine di un neo capitalismo forte e autoritario, già dominante in molti settori dei commerci internazionali. Un Paese che negli ultimi venti anni ha compiuto un balzo straordinario. Mai nella storia si era verificato un trend tanto veloce e sostenuto. Se prima del censimento la media di crescita del Pil era stata del 9 per cento dal 1994 al 2004, oggi è attestata nello stesso periodo fra il 9,7 e il 10,5 per cento su base annua.
La seconda realtà è invece quella di un gigante che diventa più ricco ma che distribuisce questa sua modernizzazione in modo disomogeneo fra Est e Ovest, fra città e campagne, penalizzante per vaste aree di popolazione. La Cina ha fatto uscire dalla miseria 400 milioni di cittadini prima costretti a vivere con meno di un dollaro al giorno ma almeno altri 150 milioni (dato della Banca mondiale) sono tuttora in «acuta povertà». E altrettanti appena al di sopra della soglia minima. La sesta potenza economica è gonfia di sperequazioni e di diseguaglianze. Fonti di disagi e di conflitti diffusi che ne disturbano le prospettive di stabilità. Non è un caso che il governo stia prestando attenzione a misure in grado di elevare il reddito delle fasce marginali nelle campagne e nei centri urbani fermo a poco meno dell`equivalente di 80 euro al mese.
Le statistiche pubblicate ieri raccontano una Cina più solida economicamente e più dinamica. La vera scommessa sul suo futuro è quella di riuscire a distribuire la ricchezza e a razionalizzare lo sviluppo.
Diventare la sesta potenza economica non significa essere la sesta economia più ricca del mondo. Però il cammino è cominciato.

Fabio Cavalera

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