Guantanamo, alimentazione forzata per i detenuti
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(dal “corriere della Sera”, 31 dicembre 2005)
L’Onu: «Credibili le accuse di crudeltà». Oltre 80 prigionieri in sciopero della fame
Guantanamo, alimentazione forzata per i detenuti
Stasera niente pollo al limone e riso pilaf, nel limbo dorato di Guantanamo Bay. Niente menù islamico da ultimo dell’anno per gli 84 detenuti su 500 che fanno lo sciopero della fame sotto il sole dei Caraibi, nella più controversa delle 702 basi americane all’estero dove dal dicembre 2003 a oggi sono arrivati solo dieci «nuovi» prigionieri. I detenuti vecchi stanno invecchiando in cella senza mai essere stati condannati. Possono fare jogging nella nuova pista di atletica. Perché non mangiano? Protestano per il loro status di detenuti senza processo. Nel giro di una settimana, dietro le sbarre dove gli americani hanno rinchiuso i «combattenti nemici» catturati in massima parte in Afghanistan, coloro che rifiutano il cibo sono quasi raddoppiati. Erano 46 il giorno di Natale. Alcuni sarebbero in fin di vita se non ci fossero i solerti medici di Campo 5 e Campo 6, le due nuove strutture che hanno preso il posto delle gabbie a vista di Camp Delta: il tenente colonnello Jeremy Martin, portavoce della base-prigione sulla costa meridionale di Cuba, comunica alla Bbc che 32 detenuti sono stati ricoverati e vengono «nutriti artificialmente». Come? Flebo o sondino naso-gastrico, un tubicino infilato nel naso contro la volontà dei detenuti.
E’ lecito? E’ ingiusto? Alimentazione forzata per talebani e presunti discepoli di Al Qaeda. Per gli americani è «il dovere di salvare vite umane». Per Manfred Novak, il mister anti-torture dell’Onu, sono «credibili» le accuse di chi parla di «trattamento crudele».
Novak non è mai stato a Guantanamo e riporta le denunce di avvocati e organizzazioni per i diritti umani. Dal 2002 l’Onu ha chiesto a Washington di visitare la prigione. Permesso accordato nel novembre 2005 e subito rispedito al mittente per l’impossibilità di poter parlare liberamente con i detenuti. Disse il ministro della Difesa Rumsfeld: «C’è già la Croce Rossa che ha completo accesso alla prigione». Ma la Croce Rossa non rende pubblici i suoi rapporti. E così l’Onu per protesta non ha varcato i cancelli di Guantanamo. Novak ieri ha detto alla Bbc che le accuse sono credibili: ad alcuni detenuti sono stati inseriti «sondini spessi» attraverso il naso e giù fino allo stomaco. Trattamento che, secondo le denunce di diversi avvocati, a volte non viene condotto da personale medico ma dalle guardie carcerarie. E che ha portato i detenuti in alcuni casi a sanguinare e vomitare. «Se queste accuse sono vere, allora si può parlare di un trattamento ulteriormente crudele».
Washington replica con sdegno. Un portavoce del Pentagono, il colonnello Brian Maker: «Supporre che queste persone siano lasciate sanguinare è una falsità. Non ci sono prove credibili, non c’è una sola inchiesta che vada in questa direzione». Coloro che, nelle parole di Maker, ricevono «alimentazione interna» vengono «sempre assistiti da personale medico».
E’ «la politica di difesa della vita». Soprattutto di quella di potenziali informatori. Scioperi della fame e alimentazione forzata a Guantanamo vanno avanti da giugno. Il colonnello Martin, portavoce della base, a ottobre disse che «il digiuno volontario» fa parte del «manuale di addestramento di Al Qaeda» e riflette la volontà di «attirare l’attenzione dell’opinione pubblica». Veramente? Una campagna a effetto: processateci o lasciateci morire. Isa Almurbati racconta attraverso il suo avvocato che delle due l’una: o lo rimandano a casa in Bahrein o gli permettano di morire, «perché è insopportabile l’idea di passare la vita a Guantanamo senza processo». Julia Tarver, legale di un altro detenuto, ha denunciato il caso di «alcuni militari che hanno preso in giro i prigionieri alimentati a forza mentre vomitavano sangue» con frasi del tipo «ecco le conseguenze della vostra religione». «Accuse infondate», ribattono gli americani. Non ci sono prove. Certamente gratuite sono le accuse prospettate in uno spot ideato da Amnesty International per le feste: tre uomini «con tratti mediorientali» spediti a Guantanamo perché «trovati in possesso di sostanze chimiche di natura sospetta»: i Re Magi.
Michele Farina
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