L`informazione e i bambini: il 2° Rapporto dell`Osservatorio

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Bambini e stampa

Per i minori italiani il rischio più grande è lo stereotipo. L’Istituto degli Innocenti di Firenze presenta i dati del rapporto su bambini e stampa. Meno cronaca e più voce agli esperti, ma non cambia la visione drammatizzata dell’infanzia

FIRENZE – Meno cronaca e più voce agli esperti per descrivere la condizione dei minori italiani, le statistiche al posto della cronaca: i giornali italiani danno spazio a stime e cifre, a volte tra le più strampalate, al punto che un articolo su quattro contiene già nel titolo una esplicita informazione di carattere numerico. Il risultato è comunque un’immagine drammatizzata della condizione di bambini e adolescenti, “una visione dell’infanzia incupita e assediata da ogni tipo di minaccia, con i ragazzini che avrebbero perso spontaneità e innocenza, quasi impossibilitati a vivere con la levità che spetta ai loro pochi anni”, spiega Alessandra Maggi, presidente degli Istituto degli Innocenti di Firenze, sintetizzando così i risultati del “Rapporto Bambini e Stampa 2005”, che sarà presentato mercoledì 9 novembre a Roma. Uno studio – precisa la Maggi – voluto non certo per “processare la stampa italiana”, ma per aprire un confronto e uno scambio fra giornalisti, operatori sociali, esperti sulla realtà dei minori e “forse…i bambini stessi” su come supportare una migliore informazione. L`analisi individua il modo in cui l`informazione presenta le giovani generazioni, s`interroga sulla qualità della rappresentazione e su quanto questa risulti coerente rispetto ai diritti dei minori, prendendo in esame 5.324 articoli dedicati dai quotidiani italiani ai bambini e agli adolescenti.

E’ ancora la cronaca ad ispirare gli articoli, ma con un calo tra il 2003 e il 2004 dal 71,6% al 68,6% su tutti gli articoli. Diminuiscono anche gli editoriali dall’11,3% al 9%, mentre aumentano le interviste a esperti e personalità (dal 5,7% all’8,5%) e gli articoli che presentano ricerche, indagini, inchieste e i risultati che se ne ricavano (dal 10,9% al 12,9%). Salute, violenze sui minori, diritti dei bambini, scuola ed educazione, famiglia: i temi ricorrenti. In testa il tema della salute dei bambini, che raccoglie da sola 972 articoli, pari al 18,3%. Seguono le violenze sui minori (663 articoli, pari al 12,5%), la famiglia (634 articoli, pari all’11,9%), la scuola e i servizi educativi (12,1%) e bambini adolescenti e mass media (7,6%).

“I bambini italiani sono sempre, per definizione, i bambini più a rischio”, sottolinea il rapporto, e paradossalmente risulta migliore il quadro dei bambini del resto del mondo (del terzo mondo). Ma a rischio di che? La lista comprende depressione, stress e ansia (24 articoli), fattori ambientali (in particolare: inquinamento) (20), stili di vita e comportamenti (16), alimentazione (16), aborto e nascita(10). Ne sono un esempio alcuni titoli:i “Allarme baby-depressione: già colpiti prima dei dieci anni”, “Adolescenti italici soffrono di depressione il doppio dei loro coetanei nel mondo” oppure “Europa, sono italiani i ragazzi meno depressi”. Diversi giornali tra cui Il Messaggero, Avvenire, Il Giorno citano anche le cifre precise: 27,5% di adolescenti colpiti dalla depressione in Italia contro il 13% nel resto del mondo. “Come si faccia a misurare la depressione dei bambini nel mondo è in verità cosa che sembrerebbe appartenere più alla divinazione astrale che alla ricerca sociale ed epidemiologica”, commentano gli osservatori. “I numeri e le statistiche vengono impiegate a volte in modo disinvolto e acritico, senza sufficienti verifiche sulle fonti e sull’attendibilità. – sottolinea la presidente Maggi – Così quelli che dovrebbero essere strumenti per eccellenza scientifici non sempre portano concreti contributi di conoscenza e finiscono magari per supportare generalizzazioni non confermate da dati e statistiche ufficiali”.

Anche rispetto alle altre tematiche la situazione non cambia: “intensivo” l’uso della parola “rischio” che ricorre in 54 titoli e i rischi,di ogni genere, vengono presentati molto peggio, molto più infidi e pericolosi delle malattie. Tra le malattie i titoli negativi sono il doppio di quelli positivi (38 a 18), ma negli articoli dove si parla di rischi sono ventidue volte: ben 45 a 2. Qualche esempio? “Bambini timidi più a rischio di diventare adulti ansiosi”, ancora “Scuole a rischio, Campania al top”, “Patentino, due ragazzi su tre rischiano 500 euro di multa”, “Un bambino su tre muore per rischi ambientali”, “I figli delle fumatrici rischiano l`alcolismo”, “I nostri bambini a rischio: uno su tre è soprappeso”. “Alla fine, non si può fare a meno di annotare come, tra i tanti rischi che i bambini correrebbero, ci sia anche quello, vero e documentabile, di venire descritti attraverso stereotipi improntati a una drammatizzazione che ce li allontana piuttosto che avvicinarceli, aumentando i nostri timori e le nostre preoccupazioni, piuttosto che la nostra fiducia e il nostro slancio, verso di loro e quel che rappresentano”, commenta il rapporto.

Il Sole 24 Ore il più equilibrato; tra le testate che più drammatizzano la condizione dei minori Il Mattino, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Manifesto, La Stampa

ROMA – Una visione più severa e pessimista dei bambini italiani, del loro mondo e del rapporto con gli adulti e la famiglia, denunciata attraverso cifre, statistiche e ricerche che però non aiutano a far capire la vera realtà della loro condizione. Lo denuncia il “Rapporto Bambini e Stampa 2005”, realizzato dall’Istituto degli Innocenti, che sarà presentato mercoledì 9 novembre a Roma. Le statistiche si sostituiscono alla cronaca, vi si sovrappongono fino ad oscurarla e il mondo che svelano è quello di “poveri bambini italiani alla mercé della barbarie degli adulti”. Lo evidenzia lo stesso uso dei titoli, che rimarcano molto di più gli aspetti problematici, inquietanti e drammatici. “Questo uso è tale per cui parole chiave con accezione negativa (ad esempio fame, guerra, povertà, violenza) si riflettono sul `taglio` del titolo portandolo tutto al negativo, mentre non succede la stessa cosa per le parole chiave con accezione positiva (come amore, diritti, gioco, solidarietà), che invece non portano il titolo al positivo”, sottolinea il rapporto secondo cui il “taglio del titolo risulta molto sensibile alle parole chiave negative in esso contenute e invece praticamente indifferente alle parole chiave con accezione positiva”. Degli 851 titoli presi in esame per parole chiave, 524 hanno un “taglio” negativo (pari al 62%), 200 “taglio” neutro (23%) e soltanto 127 un “taglio” positivo (15%),

Ma non tutti i quotidiani utilizzano gli stessi criteri. Secondo gli osservatori solo il Sole 24 Ore “fa registrare un equilibrio tra titoli (contenenti parole chiave) con taglio negativo e positivo”. Tra gli altri giornali si delinea un gruppo “moderatamente drammatizzante” costituito da Il Giornale, Italia Oggi, Corriere della Sera e Avvenire e, all’opposto, un gruppo invece “fortemente drammatizzante” tra cui Il Mattino, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Manifesto, La Stampa, QN. Nel mezzo stanno gli altri quotidiani, comunque con alti indici negativi del taglio dei titoli. “E’ probabile – sottolinea il rapporto – che nei due atteggiamenti sia rintracciabile una stessa, più o meno cosciente e voluta, motivazione etica, giacché anche quando, poniamo, si dà conto in termini forti o insistiti della violenza in famiglia in fondo si mette in guardia da essa e dai suoi nefasti effetti l’opinione pubblica. Ma quel che si finisce per oscurare, annebbiare, opacizzare nella stessa opinione pubblica così facendo, ovvero calcando troppo o troppo a lungo la mano, è la percezione di ogni lato bello e gioioso, sereno e fiducioso dei bambini e del loro mondo. Percezione che, infatti, va irrimediabilmente perdendosi, con grave danno degli stessi bambini”. (cch)

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