Il Vertice mondiale sull`Informazione di Tunisi
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Da Repubblica.it
Al Summit mondiale di Tunisi non passa la proposta
di alcuni paesi. “Ma il problema sono i governi“
Web, gli Usa vincono ai punti
Tutto rinviato per cinque anni
La società privata Icann continuerà ad avere il monopolio
Annan e Negroponte presentano il computer da 100 dollari
dal nostro inviato RICCARDO STAGLIANÒ
TUNISI – La decisione è di decidere tra cinque anni, forse. L`accordo raggiunto al Summit mondiale sulla società dell`informazione è più o meno questo. La montagna di diplomazia che si è riunita a Tunisi da giorni a porte chiuse e da oggi a venerdì in udienza pubblica ha partorito un topolino. L`impegno, ribadito stamani dal segretario generale dell`Onu Kofi Annan, di discutere all`interno di un forum internazionale quale dovrà essere l`evoluzione di internet. Chi farà parte di questo forum (“istituzioni, società civile, imprese“ si è detto), di che cosa esattamente si parlerà per il momento non è dato sapere.
Tra i due litiganti -gli Stati Uniti accusati di controllare lo sviluppo del web attraverso la società privata Icann, e un gruppo di paesi (tra cui Cina, Iran e Brasile) che reclamavano la fine di questo monopolio- ha vinto il primo. Perché, in pratica, da domani non cambierà niente: la californiana Icann continuerà a gestire l`assegnazione dei domini (gli indirizzi internettiani) mentre il consesso internazionale discuterà di come, eventualmente, inventarsi un`entità che la sostituisca. Una “terza via“, questa, sostenuta anche dall`Italia, qui rappresentata dal ministro dell`Innovazione Lucio Stanca, che spingeva per una soluzione di compromesso, più moderata di Francia e Germania, particolarmente critici nei confronti di Washington.
Un falso problema, per molti analisti. “L`idea di impadronirsi dell`Icann è un po` un`assurdità“ ha detto nei giorni scorsi al New York Times Robert Kahn che, assieme a Vinton Cerf, fu uno dei due inventori dell`infrastruttura telematica che oggi chiamamo internet. Perché, ha spiegato, non è attraverso l`assegnazione dei domini che si controllano i contenuti delle pagine web: la censura avviene, benissimo, già adesso e responsabili non sono gli americani ma i governi che decidono di farla (molti dei quali proprio i più strenui sostenitori della gestione multilaterale della rete).
Quindi il problema, che non è ozioso, è più politico che tecnologico. Si ripropone nel mondo virtuale la contrapposizione del mondo reale tra unilateralismo statunitense (che su internet sin qui ha funzionato bene) e multilateralismo onusiano, soluzione teoricamente assai migliore ma che incontra nella pratica una quantità di ostacoli tecnologici ancora da risolvere. Preoccupazione che si è accentuata da quando l`amministrazione Bush, a giugno scorso, ha dichiarato di voler mantenere una “supervisione a tempo indeterminato“ sull`Icann attraverso la Federal Trade Commission che sin qui non si è mai troppo immischiata nelle scelte dell`organismo.
Discussioni, però, che hanno lasciato in ombra molti altri temi importanti messi sul tavolo nella fase preliminare del Summit che si tenne a Ginevra nel 2003. Allora si promise che, entro il 2015, ogni villaggio del mondo sarebbe stato collegato a internet. Ma non si stanziarono fondi e da allora a oggi nessuno sembra essersi particolarmente interessato al tema, derubricato anche a Tunisi nella categoria delle “varie ed eventuali“.
Stasera Nicholas Negroponte, fondatore del Media Lab del Mit e Annan presenteranno il computer da 100 dollari pensato per i paesi poveri e che vorrebbe cominciare nei fatti a colmare il drammatico divario di alfabetizzazione informatica tra nord e sud del mondo. Ma non è che un primo passo.
Il segretario generale Onu ha ripetuto, nel suo discorso di apertura, che bisogna “passare dalla diagnosi ai fatti“, che si deve uscire da Tunisi con delle “soluzioni“ che “espandano le opportunità digitali per tutti“. E, a scanso di equivoci, ha ripetuto come immagina il ruolo della sua organizzazione: “Deve essere assolutamente chiaro che l`Onu non vuole controllare internet ma assicurare che i suoi immensi benefici siano disponibili per la maggior parte della popolazione del mondo“.
Intanto, fuori dai tendoni del vertice, la Tunisia si è come fermata. Una bolla di sicurezza di più di un chilometro, poliziotti ogni 2-300 metri per strada dalla capitale ad Hammamet, dove molti degli oltre 20 mila delegati sono stati sistemati.
Prosegue, in città, lo sciopero della fame di sette persone (magistrati, avvocati, giornalisti) che dal 18 ottobre non mangiano per protestare contro gli abusi del governo di Ben Alì, particolarmente attivo nel reprimere ogni forma di dissidenza, inclusa quella cyber. Nei giorni scorsi sono stati oscurati, tra gli altri, i siti di vari gruppi che si occupano di libertà di stampa come quelli italiani di Lettera 22 e di Amisnet. Un triste paradosso a margine di un convegno che si occupa di come fare arrivare l`informazione in ogni angolo del mondo.
(16 novembre 2005)
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Mercoledì si riunisce il summit promosso dall`Onu per discutere di informazione
Sul tavolo la questione della riforma dell`Icann e del controllo Usa
Internet, a Tunisi per discutere
chi deve governare la grande rete
L`Ue fa da mediatore e chiede un “organismo agile, solo per compiti essenziali“
di CRISTINA NADOTTI
ROMA – L`esito più probabile è che si rimandi ancora, ma la questione è stata ormai messa sul piatto. I rappresentanti di 175 stati e di organizzazioni internazionali stanno lavorando a un progetto per stabilire chi governerà internet. Mercoledì a Tunisi, nel corso del World Summit on the Information Society, la proposta sarà resa pubblica. Da un lato ci sono gli Stati Uniti che tengono duro perché la gestione dell`assegnazione dei domini e, di fatto, degli “snodi“ fondamentali della rete globale, resti all`Icann, l`Internet Corporation for Assigned Names and Numbers che ha sede in California, dall`altro alcuni paesi come Cina, Brasile, Russia, Cuba, Iran, Siria e altri stati arabi, che vorrebbero sottrarre questo predominio agli americani.
Il rischio è che la rete mondiale si frantumi in tanti piccoli sistemi nazionali, controllati da singoli stati, con il rischio di maggiore controllo politico rispetto a quello, piuttosto blando finora, degli Stati Uniti.
Il summit. L`obiettivo del summit di Tunisi, che mercoledì entra nella seconda fase di un processo cominciato nel dicembre 2003 a Ginevra, era molto più ampio della pur importante discussione della gestione di internet. Le Nazioni Unite, come d`uso con i loro summit, hanno aperto un confronto planetario sullo sviluppo della società dell`informazione. Nei documenti sulla dichiarazione di principi si parla della costruzione della società dell`informazione come di “una sfida globale del nuovo millennio“ nella quale i paesi si impegnano a “costruire una società dell`informazione che mira allo sviluppo dei popoli, centrata sulle persone e che includa tutti“, un`informazione con la quale “tutti possono creare, avere accesso, utilizzare e condividere informazioni e conoscenze“.
Il ruolo di internet per questi obiettivi è considerato primario e all`interno della rete la “sicurezza e la fiducia sono tra i pilastri fondamentali della società dell`informazione“. Perché questi principi siano validi, dicono ora alcuni paesi, bisogna rivedere il governo di internet. Per questo i paesi partecipanti hanno chiesto “al Segretario Generale delle Nazioni Unite di costituire un gruppo di lavoro sul governo di internet“ per “sviluppare una definizione pratica del governo di internet“, “identificare le politiche importanti per il governo di internet“, “sviluppare un accordo comune dei rispettivi ruoli e responsabilità dei governi, delle organizzazioni internazionali e di altri forum già esistenti sia del settore privato che di quello pubblico di paesi sviluppati e in via di sviluppo“. In altre parole: l`Icann non deve più fare tutto da solo o con lo sguardo attento dei soli Stati Uniti.
Il ruolo dell`Icann e la politica Usa. Internet e Stati Uniti sono un binomio inscindibile. E` stato grazie al governo americano se la rete è nata, quando il progetto di comunicazione veloce tra computer in punti diversi della nazione doveva servire alla difesa. Poi la rete si è sviluppata in ambito universitario, collegando per primi i computer di quattro atenei, ma è stata l`Icann che dal 1998 ha avuto la responsabilità di assegnare gli indirizzi IP (Internet Protocol) e di gestire il sistema dei nomi a dominio di primo livello (Top-Level Domain) generico (gTLD) e del codice internazionale (ccTLD).
Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno mantenuto al gratuità di base di internet e interferito con il lavoro dell`Icann solo raramente, ma alcuni episodi la dicono lunga del potere a disposizione della società californiana. Un esempio: l`Icann aveva proposto di registrare il dominio .xxx da assegnare ai siti porno, i conservatori hanno protestato e la cosa non si è fatta. L`International Herald Tribune ricordava ieri che l`Icann un anno fa ha bloccato per cinque giorni tutti i domini internet (e-mail incluse) con suffisso .ly, proveniente dalla Libia. E` bastato questo per isolare in modo consistente il paese dal resto del mondo commerciale e dell`informazione.
La posta in gioco. Non è un caso che l`attacco al ruolo statunitense venga da paesi come la Cina, che non sono nuovi a controlli su internet. Il colosso orientale non fa mistero della censura sul web, come non lo fanno paesi come alcuni stati arabi e Cuba. Viviane Reding, Commissario europeo per la società dell`informazione e mezzi di comunicazione, durante le riunioni di preparazione al meeting ha messo in guardia contro una chiusura delle trattative, sostenendo che, se non si arriverà a un approccio multilaterale, paesi come Cina, Russia, Brasile e alcuni stati arabi potrebbero cominciare a usare loro versioni di internet e la condivisione che ha fatto il successo del web sparirà.
L`America fino ad ora ha mostrato su internet uno dei suoi lati migliori (con tutti i distinguo), perché le università che per prime usarono la rete per scambi di informazioni e conoscenze (come si legge negli intenti del Summit) diedero a internet quel taglio progressista e liberale che oggi ancora la contraddistingue. Tuttavia internet, anche ora, non è “libera“ come ad alcuni pare. I sistemi di controllo (e lo dimostra il caso cinese) funzionano comunque, e all`Icann, o chi per lui, basterebbe nulla per “interrompere“ uno degli snodi fondamentali sui quali si basa internet.
Il ruolo dell`Unione Europea e dell`Onu. Tra la posizione dei paesi che contestano il predominio americano e gli Stati Uniti l`Unione Europea si è proposta come mediatore. Uno dei negoziatori dell`Ue, citato dal quotidiano britannico “The Guardian“ ha descritto così la proposta europea, che ha scatenato gli applausi di paesi come l`Arabia Saudita, l`Iran e la Cina: “Pensiamo a una struttura di governo che sia estremamente agile, nella quale la supervisione delle autorità sulle funzioni di internet sia limitata solo alla lista dei compiti essenziali“.
L`Onu, per voce di Kofi Annan in persona, ha già escluso che il ruolo di governo possa essere affidato alle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti rispondono che le nazioni che chiedono un governo di internet non sono sostenitori della libertà della rete, ma anzi, vogliono in realtà controllarla meglio. Michael Gallagher, il consigliere di Bush per internet e capo del dipartimento per le telecomunicazioni e l`informazione, ha già detto che non acconsentiranno a “burocratizzare, politicizzare e rallentare la gestione dei domini“. “Non raggiungeremo un accordo in novembre e non lo faremo a settembre 2006“. La chiusura è totale, non solo per il summit di Tuinisi, ma anche per quelli successivi.
Forse il governo attuale è il male minore, forse qualcosa di meglio si può fare, certo il rischio, se non si giungerà a un accordo, è che la rete diventi un sistema di comunicazione non diverso da quello telefonico, in cui per parlarsi da un paese all`altro sono comunque necessari accordi economici tra i singoli stati.
(14 novembre 2005)
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LA SCHEDA
Il ruolo dell`Icann
guardiano del web
L`Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) è un ente non profit che ha sede a Marina del Rey, in California. Dal 1998 gli è stata affidata la responsabilità di assegnare gli indirizzi IP (Internet Protocol) e di gestire il sistema dei nomi a dominio di primo livello (Top-Level Domain) generico (gTLD) e del codice internazionale (ccTLD). Tali compiti inizialmente erano stati affidati dal governo degli Stati Uniti ad un`altra istituzione, la IANA (Internet Assigned Numbers Authority).
L`Icann ha anche il compito fondamentale di di coordinare la gestione del Dns (Domain Name System), senza il quale non sarebbe possibile navigare nel Web. Infatti il Dns è il sistema di denominazione del dominio che aiuta gli utenti a navigare su Internet.
Ogni computer su Internet ha un indirizzo univoco chiamato `indirizzo IP` (indirizzo di Internet Protocol). In realtà gli indirizzi IP sono stringhe di numeri e quindi difficili da ricordare: così il Dns permette di sostituire ad una sequenza numerica (come 192.0.34.163, l`IP dell`Icann) una stringa di caratteri, tipo www.icann.org.
Il Dns traduce il nome a dominio digitato nell`indirizzo IP corrispondente ed esegue la connessione al sito web cercato. Il Dns consente inoltre il corretto funzionamento della posta elettronica, per cui l`email inviata raggiungerà il destinatario previsto. L`Icann non ha competenza diretta su altri problemi della Rete, come le norme sulle transazioni finanziarie, il controllo del contenuto di Internet, la protezione dei dati e l`invio di posta elettronica non richiesta, lo spam.
Il governo dell`Icann è affidato a un Consiglio d`amministrazione internazionale, presieduto da un australiano, che definisce le strategie e controlla uno staff internazionale, che opera in tre continenti. In teoria il consiglio di amministrazione Icann raccoglie le indicazioni fornite dai diversi Paesi, tramite il Comitato consultivo governativo. In realtà l`ultima parola spetta agli Stati Uniti, come contestano molti paesi presenti al summit di Tunisi sull`informazione.
(14 novembre 2005)
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