5° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia
NULL
5° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia
2001-2005 cinque anni di evoluzione e rivoluzione nell`uso dei media
Cinque anni di evoluzione e rivoluzione nell`uso dei media
Sale l`onda digitale ma i media a stampa tengono
Negli ultimi quattro anni, fra il 2001 e il 2005, in Italia gli utenti “abituali” dei cellulari si sono raddoppiati (+ 19 milioni) raggiungendo la quota di quasi 40 milioni; contemporaneamente le persone in grado di usare un computer sono aumentate di 5 milioni ammontando a 15 milioni; gli utenti di internet sono parallelamente cresciuti di oltre 5 milioni giungendo a più di 11 milioni (come utenti abituali, e quasi 18 milioni come utenti complessivi); infine gli utenti della tv satellitare sono ulteriormente cresciuti di 2 milioni di utenti attestandosi a 6,5 milioni.
Il Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia, giunto quest’anno alla quinta edizione, traccia un bilancio dell’evoluzione del consumo di media.
Sul piano delle diete mediatiche individuali e della stratificazione della popolazione in base al numero di media abitualmente utilizzati, rispetto alla struttura descritta nel 2002, dopo tre anni: si contraggono di poco i “marginali” (persone che usano un solo mezzo: dal 9,1% all’8,3%) e di quasi niente i “poveri di media” (persone che usano 2-3 media: dal 37,5% al 37,4%); un po’ più significativa è la contrazione dei cosiddetti “consumatori medi” (persone che usano 4-5 media: dal 36,3% al 33,8%); mentre nella parte alta della stratificazione, ossia nel gruppo degli “onnivori” (persone che usano quasi tutti i media a disposizione) vi sono significativi incrementi dal 14,8% al 17,2% pari a 8,6 milioni di persone in totale, e nel gruppo dei cosiddetti “pionieri” (utenti di tutti i media a disposizione) che crescono in tre anni di un punto percentuale e diventano 1,6 milioni.
Nella generale rivoluzione digitale che sta interessando il nostro paese e che porta a significativi incrementi di tutti i mezzi connessi a tale universo: i media a stampa tengono o flettono solo di poco, rimescolandosi nelle diete mediatiche degli italiani, ribadendo ancora la loro insostituibilità. Flettono i quotidiani di 1,8 milioni mantenendo tuttavia la barra poco sotto i consolidati 20 milioni di utenti abituali, ma flettono meno della metà fra gli utenti occasionali e pertanto come utenti complessivi si mantengono sui 27,5 milioni di lettori. Tiene la quota di lettori di libri (complessivamente pari a 23,4 milioni), che flettono di pochissimo fra i lettori abituali, attestandosi sui 15,8 milioni, e crescono molto nella quota di lettori occasionali (+2,4 milioni); stesse dinamiche articolate di tenuta riguardano i settimanali (22 milioni di lettori complessivi) e i mensili (11,6 milioni).
L’evoluzione e la rivoluzione nel settore della televisione sono ravvisabili, oltre che nell’ulteriore incremento di 1,3 milioni di utenti, innanzitutto nella moltiplicazione delle televisioni possibili: fra i 49 milioni di italiani che usano la tv tradizionale ve ne sono già 8 milioni che guardano la tv satellitare, 3 milioni che guardano quella in digitale terrestre e persino 1 milione che già sperimenta quella via internet. Il barometro delle preferenze del pubblico televisivo (raggruppando tutte le programmazioni in cinque macro settori: fiction, informazione, intrattenimento, cultura, sport) segna in testa la fiction con il 97,6%, ma in calo del 2,2% rispetto al 2001, poi l’informazione con il 91,1%, con un incremento però del 14% rispetto a quattro anni fa, e poi l’intrattenimento al 70,1%, anch’esso in crescita per il 4,4%; la cultura (33,5%) e lo sport (30,5%) vengono per ultimi (ma anch’essi con incrementi intorno al 4% dal 2001).
Ma cosa pensano gli italiani della televisione? I giudizi negativi e pessimistici non mancano anche se paiono bilanciarsi con quelli sostanzialmente ottimistici: per il 47,7% le nuove offerte televisive sono “solo un modo per spillare soldi, perché si paga per vedere quello che si vedeva prima gratis”, e tuttavia, il 51,4% pensa che “la televisione svolge un ruolo insostituibile nel panorama dei media, nonostante le nuove tecnologie”, e il 55,5% che in fondo “la televisione la vedono tutti, perché non se ne può fare a meno”; ciò non toglie che la maggioranza sia convinta che “la televisione negli ultimi anni è peggiorata” (54,3%), e che “i giovani vedono molta televisione e ne sono molto attratti” (51%). Complessivamente cresce ancora l’insopportazione per la volgarità fino al 57% delle opinioni degli italiani.
Sembra inoltre, che sul piano delle nuove tecnologie sia aumentata la dotazione nelle case degli italiani: nel 55,4% dei casi nell’abitazione c’è un computer, di questi l’11% è un pc non connesso a internet, nel 12% il computer è connesso ma non lo si sa usare, per il 32,4% il computer è connesso e viene usato per navigare.
A seguito del grande incremento di utenti di internet cominciano a diventare interessanti anche le dimensioni degli acquisti on line: al 2005 si può affermare che – fra i complessivi 18 milioni di utenti di internet – ci sono ben più di 3 milioni di italiani che usano fare acquisti su internet, fra questi il 45% perché “è economico e trovo i prezzi più convenienti”, il 29,3% perché “è comodo non devo muovermi”, il 19,5% perché “è veloce, faccio molto prima”, ed una piccola percentuale, pari al 6% si spinge a dire che “è sicuro, non ho mai avuto problemi”. Fra le motivazioni di chi usa internet ma non ama fare acquisti c’è al primo posto la questione della “mancanza di fiducia personale” (40,6%), al secondo “la mancanza di necessità”, ovvero non se ne sente il bisogno (34,7%), al terzo “la sicurezza dei sistemi di pagamento” (20,8%), ed infine il fatto di “non saperlo fare” (3,9%). Tuttavia, è interessante che al di là di effettuare gli acquisti direttamente su internet, circa 10 milioni di utenti usino comunque internet prima di acquistare qualcosa per informarsi, e sono quindi già in sensibile minoranza coloro che pur usando internet non sentono la necessità di utilizzarlo come strumento di informazione sugli acquisti.
Per quanto riguarda i cellulari, oltre alla dilagante diffusione, è interessante sottolineare che nonostante le videochiamate attualmente riguardino appena l’8% degli utenti, circa il 47% è convinto che “fra breve quello sarà un modo normale per comunicare”, e soltanto in quote minoritarie si pongono “problemi di privacy” (30%) o valutazioni negative “sull’utilità e il costo impegnativo di tale tecnologia” (22,7%).
Il successo della radio ne sta decretando la trasformazione in un new media? Sembrerebbe così, anche se è il caso di dire che il “messaggio” si sta sganciando dal “mezzo”: già il 18 % degli utenti dice di “ascoltare la radio dove capita, anche su internet o sul cellulare”; per quanto riguarda l’ascolto delle informazioni, per il 44,5% è ormai indifferente il mezzo che si usa (radio, internet, cellulare, quotidiani, televisione); per il 37% ciò è indifferente anche per quello che concerne l’ascolto della musica; ed infine il 45,3% esplicita “informazioni e musica passano dappertutto e per me è indifferente il luogo in cui ascolto le trasmissioni radio”.
in allegato scaricabile il Rapporto
/wp-contents/uploads/doc/76.pdf”>76.pdf
Related Articles
La «Tempesta nel deserto » apriva la fase che viviamo
Guerre del golfo 1991/2016. Una cronologia dei conflitti che iniziavano. Nel momento in cui, dopo il crollo del Muro di Berlino, sta per dissolversi l’Urss
Dispersione scolastica al 23%, in “fuga” soprattutto i maschi
E’ stata presentata stamattina presso il Miur ‘LOST – Dispersione scolastica: il costo per la collettivita’ e il ruolo di scuole e terzo settore’ realizzata da WeWorld Intervita, Associazione Bruno Trentin e Fondazione Giovanni Agnelli
L’Aquila Una città sospesa tra dramma e speranza Il ruolo (chiave) di giovani e artisti
Quasi nessuno ha reagito allo stesso modo.
Il 6 aprile 2009 il sole sorse alle 6 e 45. Nelle tre ore e un quarto di buio assoluto che seguirono il terremoto — i superstiti intravidero solo una colonna di fumo rossastro salire dalla città vecchia —, ognuno si comportò alla sua maniera.