by redazione | 10 Agosto 2005 0:00
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DIBATTITI|Serafini:: «Il movimento pacifista deve incidere di più»
Dalla parte delle vittime
Come costruire un futuro di pace? A Festambiente si parla di guerra, ma anche di sviluppo sostenibile, diritti negati e lotta alla povertà. Con un solo obiettivo: passare da un mondo in conflitto per le risorse energetiche ad uno pacificato e rinnovabile
Quanti significati si nascondono dietro la parola pace? Tanti quanti gli esseri umani uccisi, mutilati, privati di ogni diritto. Questa la riflessione che emerge dal dibattito “Pace, Paix, Paz, Peace, Frieden: l`intervento nelle aree di crisi“ organizzato da Festambiente nella sua quinta giornata di incontri. «Pace non è semplice assenza
di conflitto – ricorda Sergio Segio all’inizio del suo intervento – ma vera giustizia sociale». «Pace vuol dire impegno costante, quotidiano – dice Maurizio Gubbiotti, responsabile del dipartimento internazionale di Legambiente – da parte delle persone, degli enti locali, dei governi». «Pace è soprattutto sconfitta della povertà» aggiunge Cinzia Tacconi, assessore alla cultura della provincia di Grosseto.
Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno dimostrato come la risoluzione armata dei conflitti non sia più un incidente di percorso ma un elemento funzionale all’attuale modello di sviluppo globalizzato. «La guerra – ricorda Giulio Marcon responsabile di “Sbilanciamoci“– è diventata scelta normale di politica estera». Combattere questa prassi distorta vuol dire mettere in discussione le fondamenta stesse del sistema politico occidentale. «Il nostro modello di democrazia ha fallito – ammonisce Luciana Castellina –, ma ha la vista talmente corta da non rendersene conto».
La “guerra alla guerra“ si combatte sul terreno delle disuguaglianze sociali, politiche, economiche. «Il movimento pacifista deve passare dalla semplice mobilitazione alla creazione di un progetto politico – propone Massimo Serafini della segreteria nazionale di Legambiente -, dobbiamo inventarci un futuro di pace in cui l’energia non sia più fonte di conflitti». Una presa di coscienza forte che presuppone all’origine un cambio di prospettiva: da “noi“ a “loro“. La marcia Perugia-Assisi è la prima tappa di questo lungo cammino verso un mondo migliore. Non solo una celebrazione delle vittime di ieri ma un impegno concreto per le generazioni di domani.
Da La nuova ecologia, Maurizio Zinni
10 agosto 2005
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