PER LA prima volta dalla rivoluzione del 2011, l’Italia decide di schierare un discreto contingente militare nella sua ex colonia. Rispondendo alle continue richieste di aiuto del governo libico impegnato a Sirte nella battaglia finale contro l’Isis, il governo italiano ha deciso di trasferire a Misurata un ospedale da campo, con 100 fra medici e infermieri e con un nucleo di protezione di 200 paracadutisti della Folgore. Domani il governo presenterà i suoi piani alle Commissioni Esteri e Difesa delle Camere; a rigore il passaggio parlamentare non sarebbe stato necessario, in quanto questo tipo di assistenza avverrà nel quadro delle operazioni umanitarie e militari già coperte dall’Onu. Ma il premier Matteo Renzi ha chiesto al ministro della Difesa Roberta Pinotti di ottenere comunque un sostegno parlamentare esplicito per una missione militare che ha risvolti politici e di sicurezza delicati.
I medici militari e i parà che creeranno la cornice di sicurezza per l’ospedale verranno schierati all’interno della base dell’accademia aerea libica di Misurata, praticamente nella stessa area che ospita anche i gruppi delle forze speciali americane, inglesi e italiane che in questi mesi hanno sostenuto l’offensiva libica contro l’Isis a Sirte. L’Italia risponde alle richieste sempre più pressanti che nei mesi il governo libico ha avanzato prima ancora che partisse l’operazione militare contro i miliziani del Califfato che da 2 anni occupavano Sirte.
Il primo a fare questa richiesta, quella di un aiuto medico, era stato il vice-premier Ahmed Maitig, che a Roma aveva anche avanzato l’idea che la Marina Militare potesse ormeggiare una nave-ospedale nel porto di Misurata. Maitig e il primo ministro Fayez Serraj hanno poi ripetuto più volte la richiesta, presentandola ufficialmente a Tripoli il 10 agosto al sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola. Il 15 agosto, nel pieno dell’offensiva di Sirte, il Comando Operativo Interforze di Centocelle ha coordinato una missione di ricognizione per capire dove poteva essere schierato l’ospedale, quali erano le condizioni delle strutture a Misurata e soprattutto che tipo di assistenza sarebbe stata utile per i soldati libici.
Fathi Bishaga, il deputato che è coordinatore politico-militare nella città ed è il potenziale “national security advisor” del governo libico, ha seguito i lavori della missione italiana e coordinato il lavoro con i medici libici che curano a Misurata e Tripoli le centinaia di feriti che da giugno arrivano dal fronte di Sirte. Ed è Bishaga che a Misurata seguirà l’integrazione fra l’ospedale italiano e le varie strutture libiche.
Il problema è che come sempre il caos libico è pronto a cambiare forma: da ieri la minaccia di una nuova fase nella guerra civile si è fatta molto più seria. Il generale ex gheddafiano Khalifa Haftar, capo di una milizia che in Cirenaica è sostenuta e armata dall’Egitto, ha occupato 3 dei principali terminal petroliferi dell’Est. Mentre Tripoli e Misurata combattevano a Sirte, le truppe di Haftar da un paio di settimane si erano avvicinate ai terminal petroliferi. Ieri, alla vigilia della festa musulmana del sacrificio, i soldati di Haftar sono entrati a Es Sider, Ras Lanuf e Brega. Ieri notte il Consiglio presidenziale ha ordinato alle sue truppe di marciare per riprendere i pozzi.
È la prima volta che i soldati di Haftar affrontano forze leali al governo di Tripoli. Il colpo di mano è stato deciso da Haftar alla vigilia della importante festa musulmana dell’Eid (il premier Fayez Serraj era all’estero in vacanza ed è stato costretto a rientrare), ma soprattutto è stato messo a segno proprio mentre le Nazioni Unite stavano lavorando a una mediazione fra Haftar, Tripoli e Misurata. L’inviato Onu Kobler esamina una proposta che sarebbe stata avanzata dallo stesso Haftar, quella di creare un “consiglio supremo di Difesa”, un organismo in cui fare entrare lo stesso Haftar e il presidente del parlamento di Tobruk Agila Saleh assieme al premier Fayez Serraj, al vice-premier di Misurata Ahmed Maitig e a un vice- premier del Sud, Musa al Koni.
Il commento di Kobler sulla mossa di Haftar è stato assai duro: «Questa vicenda non farà altro che aumentare la divisione e fermare le esportazioni di petrolio, il petrolio di tutti i libici, le divergenze vanno risolte solo attraverso il dialogo e non con i combattimenti». L’Onu teme quello che tutti vedono come un pericolo assai concreto: Haftar ha attaccato i pozzi mentre Misurata sta chiudendo le operazioni militari a Sirte. Il governo di Tripoli adesso dovrà affrontare un nuovo confronto militare spostando alcuni dei soldati che sono a Sirte verso la zona dei pozzi petroliferi, per dare sostegno alle guardie di Jadran e bloccare l’operazione di Haftar. Potrebbe scoppiare una terza fase nella guerra civile. E questa volta in Libia sarebbero presenti anche i militari italiani dell’ospedale che presto verrà schierato a Misurata.