Il lungo esodo dei docenti, persi dentro un algoritmo
Scuola. A settembre l’anno inizierà nel caos. Dalla Sardegna arriva un messaggio in bottiglia, con un flash mob in riva al mare: cambi il sistema di reclutamento. L’Anief: ruoli assegnati in barba ai principi costituzionali sulla pubblicità degli atti. Flc Cgil: la riforma provocherà inevitabili ricorsi
Blitz sulla spiaggia del Poetto, in Sardegna, dei docenti con la valigia. La protesta contro l’esodo imposto da Renzi agli insegnanti del Sud, delle Isole e del Centro è arrivata tra gli ombrelloni. I prof e i maestri hanno trascinato sulla sabbia il trolley, diventato il simbolo della protesta contro un ricatto. Ieri hanno indossato anche una sveglia al collo. Il tempo scorre «senza una soluzione al problema». Poche le speranze che l’appello sia raccolto.
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Il racconto. Renzi ricatta una generazione di docenti e li obbliga all’esodo
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Simbolicamente i docenti hanno messo un messaggio in una bottiglia diretta a Roma. «Speriamo — ha spiegato Bianca Locci, portavoce del comitato 10 agosto — che almeno il mare porti finalmente a destinazione questo appello. Un Sos che mandiamo come se fossimo naufraghi». Il movimento sardo chiede un correttivo al sistema di reclutamento ideato dal Miur attraverso norme che tengano conto delle difficoltà legate all’insularità. Una richiesta ragionevole, ma parziale. Non si capisce quale sarebbe la convenienza di un docente calabrese a lavorare a Milano o Torino a 1300 euro al mese. Sono molti i docenti che si trovano nella stessa condizione, nella certezza che a settembre l’anno scolastico inizierà nel caos.
Secondo i primi dati elaborati dai sindacati, le assunzioni in ruolo dei docenti nel cosiddetto «organico potenziato» termineranno a fine novembre. Solo 42–45 mila posti dei 55 mila previsti dalla legge saranno coperti dagli aventi diritto. I 13–15 mila restanti non potranno essere affidati ai neo-assunti né essere coperti dalle supplenze, come previsto in un articolo della riforma. La stima è stata fatta dall’Anief ed è così composta: ci sono 2 mila cattedre in più rispetto alle domande di assunzione inviate entro il 14 agosto scorso. Altre 3 mila dovrebbero restare libere per mancanza di docenti rispetto alle classi di concorso o tipologie di posti vacanti. Diecimila le domande — sulle 71.643 presentate che dovrebbero essere rifiutate.
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Con 71.643 prof parte la lotteria delle cattedre “Buona Scuola”
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Non certo un successo per un governo che sta cercando un rimedio alla confusione sistemica provocata nell’estate più calda per una parte dei precari della scuola. «Il ministero dell’Istruzione sembra aver già perso la sua partita — sostiene Marcello Pacifico dell’Anief — non ha infatti pubblicato le graduatorie aggiornate degli albi territoriali con i punteggi incrociati dei candidati presenti in tutte le province, ma ha predisposto un algoritmo secretato che assegnerà i ruoli in barba ai principi costituzionali relativi alla pubblicità degli atti nell’accesso al pubblico impiego, alla gestione delle procedure concorsuali come quelle comparative date dallo scorrimento delle graduatorie».
Un altro dato rivela le difficoltà del governo che, subito dopo Ferragosto, ha alimentato una campagna in stile moralistico e «anti-fannulloni» che sarà ricordata per la sua particolare ignominia. Sulle 71.643 domande presentate, uno su tre dei «precari storici» ha rinunciato a compilare il modulo online di richiesta di assunzione per un posto a tempo indeterminato. È un dato clamoroso che attesta il netto rifiuto del ricatto di Renzi: se non accettate di lavorare a centinaia di chilometri dalla provincia di residenza perderete il lavoro. Le ragioni non sembrano quelle di chi, si dice, «vuole lavorare solo sotto casa». Nella maggioranza di casi, infatti, si parla di persone che da anni percorrono centinaia di chilometri al giorno per andare a lavorare.
Le ragioni sono piuttosto legate alle situazioni familiari e, in generale, all’efficacia, alla trasparenza e alla giustizia di un meccanismo che non ha nessuna di queste caratteristiche. Tanto è vero che è stato, orwellianamente, legato a un algoritmo. Sin dall’inizio è stato chiaro che il meccanismo di assunzione presenta errori di sistema tali da avere spinto, spiega l’Anief, a quantificare in 20 mila il numero dei docenti che hanno fatto domanda ma resteranno fuori dal piano di Renzi per mancanza di posti nella classe di concorso di riferimento. Anche per questo Franca Giannola, segretaria Flc Cgil Palermo, prevede che «a settembre il governo sarà sommerso da contenziosi».
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Senza contare che le Gae non sono affatto esaurite. A settembre saranno almeno 50mila i docenti a fare richiesta, senza contare quelli che — pur assunti nella «fase C» della «buona scuola» — prenderanno servizio da precari nelle sedi assegnate e rinvieranno l’esodo all’anno prossimo. A differenza di quanto detto da Renzi, il precariato non è affatto finito nella scuola.
Dalla Sicilia sono arrivate 11.864 domande, segue a ruota la Campania. Insieme fanno il 30% delle domande. Numeri più ridotti, ma consistenti, in Puglia, Basilicata, Lazio (specialmente Roma), poi Abruzzo e persino Toscana. Un quadro della situazione che smentisce un altro luogo comune: non saranno solo i docenti del sud a essere costretti a emigrare e a pagare di tasca propria per lavorare. Una volta realizzato il piano di Renzi, cosa accadrà in Lombardia o in Piemonte, cioè nelle regioni dove dovrebbe concentrarsi la migrazione? È possibile che i docenti cercheranno di riavvicinarsi alle loro sedi.
A rischio non è solo la continuità didattica, ma la dignità professionale dei docenti. Questa è lo scenario dell’esodo prossimo venturo.
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