Telecom in salsa francese studia la nuova strategia dopo il “flop” su Gvt
Le conseguenze del risiko brasiliano delle tlc, che ha visto Telefonica prevalere su Telecom Italia in una gara di offerte al rialzo per assicurarsi la brasiliana Gvt, sono tutte da scoprire. I risultati più evidenti, al momento, sono due: il manager spagnolo César Alierta è stato indotto a pagare un asset strategico molto più del suo reale valore, circa 2,5 miliardi in più e ora dovrà farlo fruttare al massimo; l’ad di Telecom Marco Patuano deve trovare una nuova strategia da presentare ai mercati dopo il fallimento dell’acquisizione brasiliana che avrebbe alimentato una buona storia di crescita in un mercato che vale 70 miliardi. Il vincitore sicuro della battaglia è risultato il gruppo Vivendi
e il suo presidente Vincent Bolloré che ha saputo sapientemente pilotare al rialzo le offerte dei due contendenti. E tra qualche tempo si dovrebbe trovare con 10 miliardi in cassa, una partecipazione di minoranza nella Telefonica brasiliana e un 8,3% di Telecom Italia. Una situazione ideale da cui potrebbero scaturire altre mosse al momento tutte ipotetiche. Nel mezzo ci sono i tempi di esecuzione della fusione Vivo-Gvt e il processo per ottenere le autorizzazioni dalle autorità brasiliane, che non avevano nascosto una certa preferenza per la fusione Tim Brasil-Gvt. A sentire gli analisti finanziari, le opzioni sul tavolo di Patuano sono tre: o vende Tim Brasil e riduce il debito aumentando gli investimenti sulla banda larga in Italia; o cerca un’altra preda in Brasile, come potrebbe essere Oi, che ha gravi problemi finanziari ma la rete fissa più estesa del paese, oppure lancia un aumento di capitale finalizzato a una strategia di crescita tutta da inventare. Il management di Telecom Italia non sembra aver fretta di decidere quale strada prendere, anche se i problemi sono ancora tutti sul tavolo: margini e ricavi in diminuzione a causa di un’eccezionale concorrenza sulle tariffe della telefonia mobile, un debito ancora a 28 miliardi netti (34 lordi), investimenti nella rete a banda larga non sufficienti, 34 miliardi di avviamenti con soli 18 miliardi di patrimonio netto, la vendita di Telecom Argentina ancora sospesa. Il board di Telecom, ancor prima di vedersi rifiutata l’offerta per Gvt, aveva deciso di aumentare gli investimenti nella rete di Tim Brasil, di partecipare all’asta per le frequenze 4G, e di scatenare un’offensiva commerciale in Brasile per rubare quote di mercato a Vivo in questa fase di passaggio. Certo, l’esito della partita su Gvt ha confermato che per fare quell’operazione occorreva un aumento di capitale poiché il board di Vivendi è da almeno due anni orientato a vendere le partecipate nelle tlc a fronte di cassa e non di azioni. Ma Bolloré aveva aperto degli spiragli di possibilità che poi si sono chiusi di fronte alla mega offerta di Alierta. L’unica soddisfazione per Telecom sembra essere il fatto di essersi sganciata, in prospettiva, dalla morsa di Telefonica che da sette anni bloccava
qualsiasi iniziativa di crescita e anzi, come ha dimostrato la partita Gvt, ha agito contro i suoi interessi pur essendo ancora presente
nel capitale
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